Mittelfest, Federica Fracassi tra musica e parole ricrea la magia di un dipinto
L’attrice sarà in scena con il pianista Elia Cecino. «L’idea di fondo è quella di creare un cortocircuito»

Ancora musica e parole che si intrecciano e si amplificano in suggestioni ed emozioni inconsuete nella proposta di questa sera a Mittelfest alle 21.30 sul palco di Piazza Duomo.
Di scena Modest Petrovič Musorgskij, il grande infelice compositore russo con alcuni dei suoi “Quadri di un’esposizione”, Claude Debussy con alcune delle sue Estampes, un’attrice, Federica Fracassi e un giovanissimo pianista Elia Cecino, insieme nella sfida di dare parole alle immagini cui i brani musicali fanno riferimento.
Ecfrasi, parola cripitca per dire la descrizione verbale di un’opera, un quadro, una scultura o un’opera architettonica. Ecfrasi la sfida di chi a parole vuole ricreare la magia di un dipinto.
Come? Lo abbiamo chiesto a Federica Fracassi, cui è affidata la parte testuale, mentre quella musicale è affidata al pianoforte di Elia Cecino.
«L’idea di Alex Gadjiev, esordisce Fracassi, che per ragioni personali alla fine non è potuto esserci, era quella di creare un cortocircuito tra la musica ispirata dai quadri, nel caso di Musorgskij i disegni e i quadri dell’amico Viktor Aleksandrovič Hartmann, per poi tornare ai quadri attraverso un racconto immaginario.
Per cui, ad esempio si ascolteranno le parole di autori come Herman Hesse, Giambattista Basile o estratti da testi come La passeggiata di Robert Walser o Vita di un perdigiorno dello scrittore romantico Joseph von Eichendorff, in cui si immagina che il protagonista camminando in mezzo ai quadri finisce col precipitarvi dentro e qui incontra fate gnomi principesse paesaggi, insomma tutto l’immaginario di narrazioni popolari e fantastiche.
Testi che si accompagnano, precedendoli, ai brani musicali. Anche se poi a introdurre il tutto e i singoli momenti c’è la famosa Promenade che scandisce i quadri musicati da Mussorgskij».
Quali sono? «Non ci sono tutti e dieci i quadri musicati dal compositore russo. Anche qui s’è una scelta precisa legata a quelli che hanno un sapore più popolare e immaginifico.
C’è Lo Gnomo, Il vecchio castello, Tuileries Litigio di fanciulli dopo il gioco, Con i morti in lingua morta, La capanna sulle zampe di gallina(Baba Jaga) e il gran finale La grande porta (Nella capitale Kiev)».
E Debussy? «A questi il giovane pianista, il talentuosissimo Elia Cecino ha voluto aggiungere nel programma pagine di Claude Debussy, intre Estampes: La soirée dans Grenade, ispirata a una fotografia di Granada, Jardin sous la pluie e Pagodes che tradiscono attraverso motivi spesso legati alla tradizione popolare la voglia di visitare luoghi lontani, esotici, ma come Debussy scrisse al direttore d’orchestra André Messager “quando non si hanno i mezzi per pagarsi i viaggi bisogna supplire con l’immaginazione” Insomma tanti brani per una passeggiata alternata tra scrittura e musica».
Questa di Federica Fracassi non è la prima volta di Mittelfest. A Cividale l’attrice milanese c’era già stata, come protagonista di due spettacoli: nel 2006 alla cava di Tarpezzo con Mi chiamo Roberta, un intenso melologo del poeta Aldo Nove musicato da Fabio Vacchi sulla condizione di una lavoratrice precaria per cui si aggiudicò il Premio Adelaide Ristori e nel 2007 con Dare al buio la fine della giovane drammaturga Letizia Russo, una storia ispirata alla drammatica e incredibile vicenda di Natascha Kampusch, la ragazzina austriaca tenuta prigioniera in uno scantinato per otto anni e poi sfuggita al proprio rapitore.
«Intanto devo dire che ho mantenuto un bel legame con il Premio Ristori che dura nel tempo, con le signore del Premio, che incontro spesso, quando vengo nella vostra regione con altri spettacoli.
È uno dei miei primi Premi, e ci tengo molto, me lo porto nel cuore perché Adelaide Ristori è stata una delle poche donne che pur in tempi non favorevoli alle donne, sono state tutto, artiste, mogli, madri, imprenditrici, capocomiche, soprattutto autrici di se stesse.
Un percorso il suo che in qualche modo, con le dovute differenze, mi corrisponde. Il Premio resta un faro per me, e il Festival e la città che lo accoglie continuano ad affascinarmi, lo seguo sempre, anche se non vi partecipo direttamente e sempre resto colpita da questo suo essere unico, un singolare crocevia di genti, ma anche di generazioni
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