Mistruzzi l’artista di Villaorba che salvò gli ebrei di Fiume: docufilm al festival di Roma

VALERIO MARCHI
Aurelio Mistruzzi e sua moglie Melania Yaiteles, nel tragico autunno romano del 1943 (il rastrellamento del Ghetto di Roma risale al 16 ottobre), esposero la propria vita pur di salvare gli ebrei braccati dai nazifascisti. Per questo nel 2007 la fiumana Lea Polgar – che, appena decenne, fu tra le persone soccorse dai Mistruzzi – presentò con successo l’istanza per inserire i due coniugi nel novero dei “Giusti tra le Nazioni”.
Aurelio, morto a Roma nel 1960, era nato nel 1880 in provincia di Udine, a Villaorba di Basiliano. Sua moglie, nativa di Vienna, è mancata nel 1977, anche lei a Roma. Aurelio e Melania furono in contatto sia con padre Anton Weber, organizzatore di una rete di aiuto agli ebrei per conto del Vaticano, sia con il tolmezzino don Pio Paschini, rettore dell’Ateneo Lateranense.
Di recente Lea Mistruzzi, terza dei quattro figli di Aurelio e Melania, ha rievocato la vicenda nel celebrare il suo centesimo compleanno. In tale occasione Noemi Di Segni, presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane, ha espresso profonda gratitudine verso i Mistruzzi: «Oggi più che mai, in un momento in cui valori che ritenevamo consolidati sembrano nuovamente messi in crisi, abbiamo il dovere di costruire e rafforzare l’impegno di Memoria, ricordando le pagine amare e tristi della nostra storia, ma anche quelle segnate da valori alti».
In generale, l’espressione “Giusti tra le Nazioni” è riferita ai non ebrei che hanno eroicamente rischiato la propria vita, senza interesse personale, per salvare anche un solo ebreo dalla Shoah; ma dal 1962 indica altresì l’onorificenza conferita ai non ebrei ufficialmente riconosciuti. Giusti, seguendo precisi criteri, dallo Yad Vashem di Gerusalemme, ovvero l’Ente nazionale per la memoria della Shoah. Sino a oggi ne sono stati nominati più di 26mila, fra cui oltre 680 italiani.
A scoprire la presenza dei coniugi Mistruzzi nell’elenco dei Giusti fu la professoressa Gabriella Bucco nel 2015. Più di recente, ha dato diffusione alla vicenda il professor Elio Varutti, al quale la stessa Bucco ha trasmesso un memoriale sui coniugi Mistruzzi, utile per fare ulteriore luce «sul singolare caso di ebrei di Fiume salvati da un friulano in quel di Roma». Ma, nonostante gli sforzi fatti, molti friulani non ne sono ancora a conoscenza.
Il nome di Mistruzzi compare tanto nel Dizionario biografico degli italiani, quanto nel Dizionario biografico dei friulani, e sono numerose le pubblicazioni che parlano di lui. Trasferitosi a Roma nel 1908, frequentò la Scuola dell’Arte della medaglia e, nel 1932, divenne incisore ad perpetuum della Santa Sede. Fu anche fotografo (da giovane) e, soprattutto, rinomato scultore: in Friuli, sono sue le statue del palazzo del Comune di Udine e numerosi monumenti ai Caduti, come quelli di Cividale e di Pordenone. La sua famiglia donò alla Provincia di Udine una collezione di medaglie, bozzetti e opere in gesso, conservata nei Civici musei udinesi. Udine gli ha intitolato una strada nella parrocchia di San Pio X.
Nel 1960, alla morte di Aurelio, Vittorio Orefice scrisse: «Lo ricorderò sempre come il mio salvatore. Per suo merito, infatti, mi era riuscito di ottenere quella carta di identità che mi ha consentito di tornare a vivere una nuova vita, come era necessario in quei tempi tanto tristi. E con me quanti sono stati da lui salvati! E sempre tacendo e con quella modestia esemplare…». —
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