Mimi e burattini, dalla tv al palco del Puppet

GRADO. Un mondo senza tempo, un originale percorso teatrale ricco di suoni vocali, dove a predominare sono la fantasia e la comicità.
Domani, alle 21, sull’isola d’oro, diga Nazario Sauro, Alpe Adria Puppet Festival, evento promosso dal Cta Gorizia per la direzione artistica di Roberto Piaggio e Antonella Caruzzi, chiude l’edizione gradese con “Manigold!”, spettacolo popolare in tutta Europa.
Ideato dall’associazione culturale Il Duende e Renato Curci, Manigold! ha conquistato i telespettatori del contest Mediaset “Tù sì que vales”, arrivando alla finalissima televisiva e al successo sui palcoscenici internazionali. Storie brevi e comiche, nate con l’obiettivo di stupire ed emozionare.
Lo spettacolo, scritto da Renato Curci, Ana Santa Cruz e Hugo Suarez, è interpretato dallo stesso Curci assieme a Carmine Basile e Deianira Dragone, tre attori, vocalist e mimi. Il valore aggiunto è la possibilità espressiva del corpo.
«Manigold – spiega Curci - è un’evoluzione di Manologias, uno spettacolo didattico di cui ha conservato l’impronta. La particolarità è il linguaggio usato: i burattini corporali, tecnica che fonde il mimo con il teatro di figura. La parte del corpo più presente in scena sono le mani, con cui creiamo i personaggi, che raccontano sedici piccole storie. Vale la pena sottolineare che questo spettacolo è stato presentato undici volte in Brasile. Siamo stati anche a Mosca, in Spagna e Francia».
Nel 2014 è arrivata la vostra partecipazione alla trasmissione televisiva “Tù sì que vales”. Cosa è cambiato?
«Lo spettacolo è nato nel 2005. In Italia non lo aveva visto quasi nessuno. Improvvisamente si sono accorti del nostro valore. La televisione ci ha aiutati a farci conoscere da un pubblico sicuramente più vasto. Tra la prima e la seconda puntata del programma, inoltre, abbiamo partecipato alla tredicesima edizione del concorso europeo “Niederstätter surPrize”, dedicato al teatro comico non verbale e plurilingue, a Bolzano, e ci siamo aggiudicati il premio del pubblico e il primo premio della giuria. È stata una grande soddisfazione».
Perché il nome Manigold?
«Manigold può essere inteso come “mani d’oro” oppure come manigoldo. È un simpatico gioco di parole che rimane impresso».
Che cosa volete comunicare al pubblico quando andate in scena?
«Non ci sono lunghe trame, ma solo una sottile tensione morale unita alla voglia di stupire. La finalità è una: emozionare e trasmettere gioia di vivere. Oltre ad essere una dimostrazione di abilità nelle arti teatrali (voce, pantomima e teatro di figura), lo spettacolo è frutto di uno studio decennale nel mondo del clown e delle altre arti sceniche. In quest’epoca in cui dobbiamo fare i conti con un certo imbarbarimento morale un’iniezione di cose belle aiuta».
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