Mezzo secolo di comunicazione con Paolo Molinaro: quando la creatività fa crescere

Sarà in libreria dal 16 ottobre il libro “L’arte di saperla raccontare”

Alessandra Ceschia
Paolo Molinaro, fondatore e titolare dell’Aipem. A destra la copertina del suo libro
Paolo Molinaro, fondatore e titolare dell’Aipem. A destra la copertina del suo libro

Non è magia. È mestiere. Non è scienza. È arte. L’arte di persuadere senza farsi notare. Ed è di quell’arte che è intrisa la storia di Paolo Molinaro. Un uomo curioso, ostinato e sensibile, che ha accompagnato per 50 anni la crescita di moltissimi brand, diventando un esempio unico in Italia.

Friulano, classe 1945, Molinaro è testimone privilegiato e protagonista attivo della trasformazione del tessuto imprenditoriale del Paese che ha deciso di raccontarsi nel libro “L’arte di saperla raccontare” (Gaspari Editore), fresco di stampa, che domani, lunedì 6 ottobre, sarà presentato in anteprima a una cerchia di amici e collaboratori e, dal 16 ottobre, sarà nelle librerie.

Un viaggio personale e professionale che ripercorre l’evoluzione del rapporto fra pubblicità, società ed economia nell’ultimo mezzo secolo. L’arco temporale attraversato dall’evoluzione dell’Aipem (Agenzia Italiana pubblicità e marketing), la sua creatura fondata nel 1975 a Udine, la più longeva agenzia di pubblicità indipendente.

«Sono l’ultimo di cinque fratelli, nato da una famiglia che coltivava la terra con fatica tra le splendide colline di Colloredo di Monte Albano» esordisce Molinaro. «Ero un operaio e un modesto pianista, nulla che facesse intuire un futuro straordinario» racconta, rievocando le origini che lo videro percorrere le strade del Nord Est con una valigetta piena di campioni, di etichette e di speranze in mano a bordo di una Fiat 1100 acquistata a suon di cambiali».

Quando, a metà degli anni Settanta, dovette reinventarsi, scoprì che la pubblicità lo aveva stregato e che da lì voleva ricominciare. E siccome a Udine di agenzie non ce n’erano, ne fondò una che avviò dalla sala da pranzo di casa con la moglie Nerina a fargli da segretaria. Così è nata l’Aipem. La forza distruttiva del terremoto spazzò via interi paesi nel 1976 e lui si ritrovò a ricostruire, non con i mattoni, ma con la forza delle parole, delle idee. «Non avrei mai pensato – ammette – che il mio lavoro avrebbe avuto un ruolo così profondo in un momento tanto buio».

Il resto è storia per una realtà che in 50 anni ha seguito oltre 250 aziende, in un’ottantina di Paesi intrecciando il proprio percorso con i più noti imprenditori friulani, da Rino Snaidero ad Andrea Pittini, da Marco Fantoni a Carlo Melzi. Integrando competenze tecnologiche e creatività, l’azienda ha attratto clienti di rilievo nazionale e internazionale assicurandosi l’assegnazione del Leone d’Argento a Cannes nel 1993. «Oggi, creativi si diventa, una volta ci si nasceva con la matita in mano e tante idee in testa» commenta. Quelle che, a 80 anni, continuano a mulinargli in testa con invariata creatività.

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