Marzio Mian racconta sulla rivista Harper’s la Russia che volta le spalle all’Occidente
Seimila chilometri con il fotografo Alessandro Cosmelli. «Le sanzioni sono diventate un punto di forza per l’autarchia»

UDINE. Per la prima volta dalla sua uscita nel 1850 la prestigiosa rivista americana di politica, arte, cultura e finanza Harper’s Magazine pubblica in copertina il reportage di un italiano. “Oltre la nuova cortina di ferro. Caviale, controcultura e il rinato culto di Stalin” e il titolo dell’inchiesta del giornalista e scrittore Marzio G. Mian: radici nel Nordest (è nato a Fanna, nel 1961) e una carriera nei più importanti giornali italiani con servizi da 56 paesi, pubblicati anche dalla stampa internazionale.

L’inchiesta è un viaggio nella Russia sconosciuta, oltre la nuova cortina di ferro, nei grandi centri dove la guerra è solo un fantasma, seguendo la rotta del Volga. Mian, esperto conoscitore del mondo sovietico, ha percorso 6 mila chilometri in un mese, in coppia con il fotografo e amico Alessandro Cosmelli; dalla regione di Tver, tra San Pietroburgo e Mosca, fino ad Astrakan sul Mar Caspio, da Jaroslav, a Nyzhni Novgorod, a Kazan, a Ulyanovsk, città natale di Lenin, a Samara e Volgograd, l’ex Stalingrado.
Un viaggio alla ricerca dell’identità russa che l’Occidente non conosce, scoprendo lo sguardo al passato per recuperare il sogno di grandezza, con determinazione al sacrificio, riesumando il mito di Stalin fondatore dell’impero pur cancellandone la memoria criminale.
Uno Stato che gira le spalle all’Occidente e guarda a Est, facendo prevalere l’anima asiatica, la visione imperiale, brutale nelle scelte politiche e quella messianica di un clero megafono del potere di Putin. «Abbiamo incontrato imprenditori, vedove, giovani pacifisti, religiosi, – spiega Mian – e compreso che le sanzioni sono diventate un punto di forza per riorganizzare in autarchia vari settori produttivi. In particolare l’agroalimentare; creando un mercato slow food che soddisfa la popolazione appassionata di movida, che non rinuncia a prodotti come prosciutto e formaggi, non più importati dall’estero».
Fra i tanti aspetti inediti emersi nell’articolo vi sono riscontri del patto sancito con l’Iran per l’allargamento del canale Volga-Don, aperto nel 1952, finanziamento milionario di Teheran.
Il collegamento fra il Mar Caspio e il Mar Nero infatti è la via che permette al paese islamico e alla Russia di bypassare le sanzioni occidentali ed esportare petrolio in India. Nonostante i fedeli nelle chiese siano pochi il clero esercita un potere sociopolitico attraverso la potenza persuasiva religioso-mistica a favore di un neoimperialismo disposto a far saltare il mondo se la Russia non realizza i suoi sogni.
Questo aspetto nichilista emerge dall’ultima intervista a Batyushka Rodin, pope arcaico e moderno in un distretto industriale: «Se non abbiamo la Russia che vogliamo, siamo pronti al martirio, sacrificandoci e sacrificando il mondo intero, ingiusto e demoniaco».
Un reportage non privo di rischi e di momenti di tensione: «Alla fine del viaggio – prosegue Mian – siamo stati interrogati per oltre tre ore dai servizi segreti e diversi sono stati i momenti nei quali sono serviti tutto il nostro sangue freddo e esperienza».
Dieci pagine accompagnate da fotografie che saranno pubblicate nel numero di gennaio in uscita e candidate al Pulitzer, ma diventeranno anche una mostra che sarà presentata in varie università Americane in un lecture-tour.
«Considero la pubblicazione su Harper’s – conclude Mian – il culmine della carriera e anche il riconoscimento di aver visto giusto sul tema. L’ultimo mese di fact checking – controllo dei fatti – da parte della testata che, pur nella complessità del momento, ha contattato le fonti, è stato un’esperienza di rigore giornalistico e una grande soddisfazione per la serietà del lavoro».
Affiliato al Pulitzer Center di Washington Mian ha nel 2023 vinto il premio svizzero “True story award” con un longform pubblicato da Internazionale su una centrale nucleare galleggiante nella Russia artica. Già vicedirettore di Io donna del Corriere della Sera, collabora con il Giornale, l’Espresso, Neue Zürcher Zeitung, Reportagen, Revue XXI, Rai e Sky.
Ha fondato negli Usa l’organizzazione giornalistica non profit “The arctic times project” per raccontare le conseguenze del cambiamento climatico al Polo e in Italia ha co-fondato in “The river journal project”, collettivo che racconta l’attualità attraverso i grandi fiumi del mondo.
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