Mafia a Nord-Est, appalti pubblici e gioco d’azzardo: è il regno della piovra

Droga, armi, esseri umani. E soldi, tanti soldi. Basta uno sguardo alla carta geografica per capire come il Nord-Est d’Italia sia al centro dei tre grandi traffici che alimentano il crimine internazionale che a sua volta foraggia il crimine locale.
In questa macroregione la rotta balcanica della droga si congiunge a quella dal Meridione. Sempre qui convergono da Est i carichi di armi serbi e croati via terra e via mare e le vittime della tratta di esseri umani gestita da turchi, serbi, cinesi, albanesi e rumeni attraverso il confine orientale, pianeggiante o fatto di dolci colline, comunque del tutto teorico dopo il trattato di Schengen.
Un fiume di persone, ben lontane dai fari dei vari ministri dell’Interno, in movimento prevalentemente dall’Est Europa e poi dal Medio Oriente. Nel bel mezzo di tutto ciò, quasi una conseguenza logica, l’unica mafia nata al di fuori delle regioni meridionali, la mafia del Brenta, che per anni ha gestito i flussi degli stupefacenti e inondato il Veneto di eroina causando migliaia e migliaia di tragedie di droga.
Accanto a questa mappa geografica c’è anche una mappa economica. Due delle tre regioni di quest’area sono a statuto speciale, una, il Trentino Alto Adige, con un enorme flusso continuo di denaro assicurato dai trattati di Vienna sull’autonomia dell’Alto Adige e di riflesso anche sulla provincia autonoma di Trento; l’altra, il Friuli Venezia Giulia, con robuste iniezioni di denaro pubblico legato alla ricostruzione e al potenziamento delle strutture post-terremoto, alla legge sulle aree di confine e alla cantieristica.
La terza infine, il Veneto, ha invece sviluppato negli anni del boom un’impressionante scalata al primato economico nazionale, basata su un’imprenditoria diffusa a bassa sindacalizzazione e su tre punti di attrattiva turistica internazionale (Venezia, le spiagge della costa veneta e i poli termali) oltre alle opere pubbliche, tra cui quella che ha generato la più grande mazzetta e il più articolato tessuto corruttivo della storia italiana: il Mose.
Tutti particolari che piacciono molto alle mafie.
La criminalità organizzata cerca infatti di aumentare e riciclare i propri capitali illeciti per fare affari ancora più grandi. Se una persona “fa soldi a palate” grazie allo spaccio di droga avrà l’enorme problema di giustificare quella ricchezza: forze dell’ordine e magistratura apriranno indagini che inevitabilmente porteranno al carcere e a sequestri di beni.
Se io riciclo queste ricchezze illecite in imprese lecite per nasconderne la provenienza potrò invece usarle per fare altri soldi, di cui questa volta posso giustificare la provenienza, cioè amministrativamente “leciti”. Nella realtà il sistema di partenza più veloce per arrivare a questo risultato è attivare aziende di movimento terra che partecipino ad appalti pubblici. In questo modo la spesa è minima (basta rilevare l’azienda dopo averla messa in difficoltà bruciandone, ad esempio, i macchinari) e il potere criminale potrà essere usato per intimidire le altre aziende che vorrebbero partecipare all’appalto.
Così si crea anche un potere diffuso a livello sociale, sotto forma di posti di lavoro e impieghi promessi, in grado di sviluppare una forma di controllo del territorio. Dopo la crisi economica del 2008 e soprattutto dopo l’improvvisa stasi di ordini dovuta alla recente e gravissima epidemia di coronavirus, i cui effetti sul mondo produttivo si sconteranno a lungo anche nei mesi a venire, per alcune organizzazioni criminali, prima fra tutte la ‘ndrangheta, arrivare a controllare nuove imprese entrate in crisi di liquidità è stato ancora più facile.
Un secondo sistema di “lavaggio” dei capitali illeciti usato a Nord-Est è quello del gioco d’azzardo: gli uffici fidi dei 62 casinò, di varia forma e dimensione, sparsi tra Triveneto, Austria, Slovenia e Croazia, hanno il compito di fornire credito a tassi esorbitanti ai giocatori. Se un’organizzazione criminale assume il controllo di questi uffici, il risultato sarà che intere partite di droga vengono riciclate in una sola serata.
Lo stesso si può dire per il sistema delle scommesse illecite on-line che è stato gestito dalle mafie proprio da Padova.
La vicinanza con Paesi nella cui legislazione è stato a lungo previsto – e in alcuni casi lo è ancora – il segreto bancario (Austria, Svizzera, ex Jugoslavia e Liechtenstein) ha permesso negli anni di celare con maggiore facilità buona parte dei “tesori” illeciti accumulati oltre a rendere molto più semplice l’accumulo continuo di “nero” e la conseguente impennata di fenomeni di autoriciclaggio (cioè il riciclaggio di beni generati da un crimine compiuto dallo stesso riciclatore) di somme frutto di evasione fiscale, che hanno portato il Veneto a raggiungere per più anni il primato nazionale in questo campo, con un accumulo di soldi senza nome che cercavano solo uno sbocco.
Sbocco sui mercati esteri che ovviamente può essere offerto esclusivamente da organizzazioni senza scrupoli in grado di ricollocarlo al di fuori della legge.—
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