Luigi Faidutti, il prete e politico che scosse il Novecento friulano

Venerdì 28 novembre a Gorizia un convegno per riscoprire un protagonista del secolo scorso. Minacciato di morte per il suo autonomismo, non poté rientrare nell’Isontino

Luigi Faidutti, prete, docente ma anche importante diplomatico
Luigi Faidutti, prete, docente ma anche importante diplomatico

Della figura e dell'opera di Luigi Faidutti – prete, docente, riformatore sociale, pubblico amministratore, politico, diplomatico – si parlerà a Gorizia (sala parrocchiale di San Rocco), oggi venerdì 28 alle 17.30 in un Convegno organizzato dall'Istitût Ladin-Furlan, dalle Diocesi di Udine e Gorizia, con la partecipazione dell'Ambasciata della Lituania presso la Santa Sede. Oratori saranno Ivan Portelli, Ferruccio Tassin e Gianfranco Ellero, che qui anticipa una parte del suo intervento.

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Gianfranco Ellero

Il 28 luglio 1914 l'Austria, per punire la Serbia, ritenuta responsabile dell'assassinio di Francesco Ferdinando e della moglie a Sarajevo, diede inizio a una guerra che, nelle sue intenzioni, doveva essere localizzata e breve: era diventata, invece, mondiale ed era ancora viva, dopo millecinquecento giorni, nell'ottobre del 1918.

Nel Friuli orientale o, in termini ufficiali, nella Contea di Gorizia e Gradisca, il partito più forte era l'Unione cattolica popolare, che nel 1907 aveva eletto al Parlamento di Vienna Luigi Faidutti e Giuseppe Bugatto, e nel 1913 aveva vinto le elezioni nella Contea, elevando alla carica di Capitano lo stesso Faidutti.

Il successo del Partito era la logica conseguenza dell'incisiva e diffusa opera riformatrice del Movimento cattolico nel ventennio a cavallo dei due secoli: 34 casse rurali, 33 consorzi, 30 società di assicurazione per i bovini, 11 società agricole operaie, spesso denominate Friuli o con l'aggettivo etnico derivato: Federazione dei Consorzi Agricoli del Friuli, Banca Friulana, Orfanotrofio Friulano, Giovane Friuli (polisportiva di studenti universitari), Società Cattolica Friulana (per la diffusione della buona stampa), Unione Cattolica Popolare del Friuli (partito politico, nel 1906) e così via.

Anche altri volevano apparire friulani nella Contea goriziana nella “belle époque”: basti ricordare i giornali “Corriere Friulano” e “La Sentinella del Friuli” dei liberali (come è noto, “sentinella” è parola del lessico militare), e “Il Socialista Friulano” dei socialisti, ma le “arrière pensées” erano diverse, come ben si comprese nel drammatico ottobre del 1918.

Per i liberali il friulanismo era un modo per rimanere agganciati al più grande Friuli che rimaneva oltre il fiume Judrio, appartenente al Regno d'Italia fin dal 1866: a dimostrazione basti ricordare che adoperarono anche la lingua friulana in senso irredentistico, componendo villotte di contenuto politico.

I socialisti, molto probabilmente, si dichiaravano friulani per trovare spazio nella cosiddette “basse”, dove i cattolici avevano ottenuto il più ampio consenso.

Luigi Faidutti, invece, vedeva nel Friuli un'entità storica e politica, oltre che etnica, degna di distinta tutela anche nella federazione proposta dall'Imperatore Carlo I° nell'ottobre del 1918.

Verso la metà di quel mese l'Imperatore dell'affamata Austria, capì che la sconfitta era inevitabile, e il giorno 16, per salvare il salvabile, propose la nascita di una federazione di Stati.

Il Partito cattolico goriziano, ipotizzando un futuro ormai prossimo, si riunì il giorno 20 per prendere posizione: ampia forma di autonomia nell'ambito della federazione proposta da Carlo I° e diritto all'autodeterminazione del popolo friulano in caso di “mutamento nella sua pertinenza statale”.

I cattolici goriziani pensavano di essere in sintonia con Alcide De Gasperi (futuro Presidente del Consiglio dopo la Seconda guerra mondiale) ed Enrico Conci, ma i due trentini erano convinti che i territori italiani dell'Impero asburgico dovessero entrare di diritto nel Regno d'Italia; e si trovarono distanti anche dai socialisti triestini, che proposero un referendum per le popolazioni di cultura italiana soggette all'Austria: annessione all'Italia o creazione di una repubblica, con capitale a Trieste, protetta dalla Società della Nazioni (proposta allora da Wilson).

Conseguentemente l'on. Bugatto si trovò isolato nel Parlamento di Vienna, riunito il 25 ottobre, e concluse il suo intervento con poche parole in friulano isontino: “Se duc' nus bandònin, nus judarìn bessoi. Dio che fedi il rest: no uarìn che nissun disponi di nô, senza di nô”.

L'eroico autonomismo di Luigi Faidutti e del Partito cattolico suonò oltraggioso all'orecchio degli irredentisti, anche di quelli che si dichiaravano friulani, e Faidutti e Bugatto, minacciati di morte, non poterono più rientrare a Gorizia.

In realtà non era l'autonomismo a disturbare i nazionalisti del Friuli orientale, che sarebbe risultato “acqua sui vetri” dopo la guerra e in particolare dopo il 1922: era la nuova legge sul colonato approvata nel Consiglio della Contea il 24 maggio 1914 lo straordinario bilancio del Movimento cattolico, documentato nell'autodifesa di Faidutti e Bugatto, pubblicata a Vienna nel 1919: “L’attività del partito cattolico popolare friulano negli ultimi venticinque anni (1894-1918)”.

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