Luciano Canfora racconta «l’Europa delle armi»

Domenica 26 ottobre lo storico sarà ospite del primo appuntamento al Teatro Giovanni da Udine: «Il senso di superiorità dell’Occidente non fa bene alla pacificazione mondiale»

Fabiana Dallavalle
Soldati russi con i carri armati impegnati in un’azione nella guerra in Ucraina
Soldati russi con i carri armati impegnati in un’azione nella guerra in Ucraina

Prendono il via domenica 26 ottobre, per concludersi il 22 marzo, le Lezioni di Storia al Teatro Nuovo Giovanni da Udine. Ad alzare il sipario su un ciclo di cinque appuntamenti dal titolo “Oriente e Occidente”, un ospite illustre, il professor Luciano Canfora, atteso da un teatro che segna il tutto esaurito. Il ciclo di Lezioni di Storia Oriente e Occidente e il ciclo di Lezioni di Scienze Aria, fuoco, terra, acqua, ideati dagli Editori Laterza, sono organizzati in collaborazione con il Nuovo Teatro Giovanni da Udine, con il sostegno di Confindustria Udine e la media partnership del Messaggero Veneto.

Canfora è giustamente considerato uno dei più stimati storici contemporanei italiani. Professore emerito dell’Università di Bari, ha diretto i “Quaderni di storia” e collabora con il “Corriere della Sera”. Tra le sue pubblicazioni per Laterza, più volte ristampate e molte delle quali tradotte nelle principali lingue ricordiamo le recenti: Sovranità limitata (2023); La democrazia. Storia di un'ideologia (2023, V rist. 2025);

Professore, il suo incontro di oggi è dedicato al falso mito dell’Occidente. Perché falso mito?

«Perché una delle caratteristiche è che nessuno sa esattamente cosa sia. Durante la Prima guerra mondiale la Germania era Oriente e gli anglo francesi Occidente. Dopo, durante la Seconda Guerra Mondiale, si è spostato l’asse geografico. Gli Stati Uniti sono Occidente o Estremo Occidente? Come si diceva negli anni Trenta quando c’era una rivalità europea verso gli Stati Uniti che ora si ripropone. Poi ci sono il Giappone, L’Australia, la Nuova Zelanda. L’Occidente è un concetto mobile che si sposta e dunque, come si suol dire una formula. Nel 1946 Churchill fece un famosissimo discorso all’Università di Fulton e disse che “L’Occidente sono i Paesi che parlano inglese” quindi noi siamo un po' fuori gioco».

Nella percezione comune l’Oriente è un territorio fisico ma anche quanto sentiamo come altro da noi. Tutti gli altri.

«I greci ad esempio intendevano “barbaro”, non per indicare uno stadio di civiltà inferiore, ma chi non parlava il greco. Noi da un certo punto in avanti abbiamo usato barbaro in riferimento alle popolazioni celtiche, germaniche, britanniche che nei secoli tra III e V premevano sui confini dell’Impero Romano d’Occidente. Il termine era ancora una volta ideologico. Sarebbe bene scegliere altre parole».

E lei quali parole ci proporrà?

«Non mi permetterò di inventarne nessuna ma certamente non termini così generici e sfuggenti. Ci sono parole che indicano la specificità: il mondo germanico che ha una grande tradizione, il mondo iberico, il mondo latino, il Nordafrica. Tanti mondi ognuno con le sue peculiarità. E si potrebbe continuare: il mondo slavo, americano dove c’è una grande differenza tra le due Americhe, quella latina e quella nordica. L’India, ad esempio, è un Paese grande di cultura anche religiosa. Non so dove la dobbiamo collocare l’India…la collochiamo in India. Durante la lezione farò la storia della divaricazione, a partire dal poema omerico per arrivare allo schieramento attuale in cui le suddivisioni sono molto diverse da vent’anni fa».

In questo schieramento molto mobile attraversato dai conflitti in cui non riusciamo più a capire quale sia la geografia del nostro mondo, l’Europa che ruolo ha?

«Per ora non ha nessun ruolo importante e autonomo se non quello di vendere armi. Non soltanto in Ucraina. Le vendiamo ovunque anche nel Sudan, in tutte le guerre nel Terzo e Quarto Mondo per fare un po' di soldi. Il ruolo vero e proprio di direttiva anche risolutiva non si vede. La suggestione utile sarebbe quella di prendere atto che il Pianeta non ha un capo, ha molte realtà di riferimento. Potremmo constatare che il senso di superiorità che storicamente, dalla scoperta dell’America in avanti il mondo occidentale ha avuto verso il resto del mondo non fa bene alla pacificazione mondiale. Se uno si considera superiore agli altri l’accordo non viene fuori. Occorre trovare un terreno di onesta intesa».

Un bagno di umiltà.

«Anche quello non farebbe male».

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