Lucia Mascino legge le poesie di Cappello: «Mi piace rifugiarmi nelle sue parole»

Fare teatro a distanza, senza pubblico da vedere, senza applausi da sentire, senza condivisione alcuna, scambio di fiati, di risate, di commozione che rimbalza dal palco alla platea. Fare teatro senza tutto questo equivale a negarlo nella sua essenza primigenia, nel suo valore assoluto.
Ma in mancanza, qualcosa si può e si deve fare, per non perdere del tutto l’uso alla parola recitata. Cambiare linguaggio, impostare tempi ristretti e forse qualcosa di diverso e di buono può venire fuori, non un simulacro ma un memento e forse una strada altra da non abbandonare se e quando tutto tornerà normale. Ci ha pensato, tra gli altri, il Teatro di Roma che ha organizzato letture on line tra prosa e poesia.
La sezione schegge&racconti del palinsesto digital del Teatro di Roma propone uno spazio dedicato a inediti contributi immaginati dagli artisti della scena teatrale che, sui canali social dello Stabile (Facebook, Instagram e YouTube), regalano una raccolta di volti, voci e parole, per costruire un luogo virtuale, d’invenzione e di condivisione, da cui guardare la realtà.
Con l’#TdRonline, oggi alle 16 Lucia Mascino legge i versi di Pierluigi Cappello, il poeta della gentilezza che usò la parola come riparo dal destino.
«Anni fa ho conosciuto Pierluigi Cappello. Leggendo le sue poesie ho sempre pensato che avrei voluto abbracciare il suo parlare. So che è difficile leggere poesie ad altri, eppure, in questo tempo di immobilità mi è venuto in mente proprio lui, Pierluigi Cappello.
Lui che ha saputo dare spazio, profondità e aria al suo pensiero, che ha saputo correre e volare nonostante la sua immobilità. Quella voce nuda è stata capace di stare nel presente e di diventare grande fino a trovare una semplicità quasi arcaica. Le parole, come dice Pierluigi, sono materia fatta di suono e silenzio e proprio in questa materia mi sono rifugiata, in questo momento in cui tutto si è fermato e in cui dobbiamo trovare una nuova forma di stare. Ho scelto alcune tra le sue poesie dalla raccolta “Un prato in pendio”, dove si trovano tutti i versi che ha scritto dal 1992 al 2017, anno in cui è venuto a mancare.
Ho scelto di leggere “I vostri nomi”, dedicata al padre che ha trascorso gli ultimi anni in una casa di riposo: “e con il silenzio del fischio nella bufera/ i vostri nomi sono andati via / voi che siete stati popolo e ombra / remissione e forza”. Impossibile non pensare a tutti i nomi andati via in questi giorni. Ho scelto “Nel mese di Maggio”, “Piove”, “Fotografia”, “Un prato in pendio” e “Piangere non è un sussulto di scapole».
Con la pandemia tutto andava ripensato, persino il teatro che è il luogo della condivisione fisica tra palco e platea. «Allora ho scelto Instagram, un piccolo palco con delle relazioni da condividere. Il video che chiede maggiore coinvolgimento per poter arrivare negli occhi dell’altro. Ho avuto bisogno di appellarmi alle parola di un poeta proprio perché la poesia è perfetta per un ambiente intimo, la poesia come racconto di infinite rinascite, capace di tornare in forza propulsiva.
E ne ho parlato con Francesca Archibugi che girò un documentario su Cappello, “Parole povere” . Io faccio una cosa semplice, composta da me in casa ma avrò anche la lettera di introduzione che mi manda appunto Francesca Archibugi».
Mascino è entrata nel cuore del grande pubblico grazie a “Una mamma imperfetta” , occasione preziosa arrivata in età adulta. «Tanto successo ci aveva spiazzato, ero la protagonista e non finirò mai di ringraziare Ivan Cotroneo che mi scelse. Fu girato in totale freschezza e semplicità, senza l’ansia da prestazione perché era destinata al web e basta. E ora stanno andando in onda su Sky e Tv8 i nuovi episodi de “I delitti del Barlume” dove sono protagonista ed è bello sapere che in tanti sorridono con le nostre storie». —
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