Lucia Lavia: «Mi piace Viola abbiamo molto in comune»

UDINe
La sesta edizione di “Casa Teatro”, progetto di Giuseppe Bevilacqua e Anna Bertolo, con il patrocinio dell’università degli studi di Udine, ha aperto ieri pomeriggio con il primo degli appuntamenti di approfondimento teatrale nati sotto il segno della comunicazione diretta, in cui le voci degli attori ospiti della stagione del teatro nuovo Giovanni da Udine si intrecciano a quelle di giornalisti, di esperti e del pubblico.
“Che vuol dire Montecchi?” è un incontro con gli attori Lucia Lavia e Marco De Gaudio (in scena fino a oggi pomeriggio con “Shakespeare in love”), Albino Comelli dell’associazione “Giulietta e Romeo in Friuli” e Peter Brown, direttore della Brithish School Fvg, condotto dal giornalista Alberto Rochira e che approfondisce i temi dello spettacolo.
Diciannove gli interpreti sul palcoscenico, per ricordare una storia immortale raccontata con successo anche dal cinema. «Interpretare Viola, giovane donna ricca che ama il teatro più di ogni cosa, è stato entusiasmante e mi rispecchio molto – ha confidato Lucia Lavia –. Per il pubblico è l’occasione di sbirciare dietro le quinte. Interpreto quattro personaggi in tre ore. È complicato vestire i panni di un uomo». La versione cinematografica «non ci ha intrappolati – ha svelato De Gaudio –. Il testo non vuole raccontare l’icona. William lotta per diventare qualcuno, è un giovane sognatore».
La compagnia di giovani, caso raro con i costi che riducono drasticamente i numeri nelle compagnie, si è presentata nel foyer del teatro di via Trento al gran completo. Per Albino Comelli «la storia di Giulietta e Romeo, quella vera, è avvenuta in Friuli. Nel 1511, il 26 febbraio, si incontrarono a palazzo Savorgnan a Udine, Lucina Savorgan e Luigi Da Porto. Luigi fu ferito sul Natisone, scrisse la novella quando la sua amata sposò il cugino. Finita la sua opera, arrivò in Francia e Shakespeare la copiò dandogli “solo” il taglio teatrale».
Seimilatrecento sono le parole nuove introdotte da Shakespeare, «127 solo in Giulietta e Romeo – ha spiegato Peter Brown –. Shakespeare era un attore che prendeva i racconti e li usava come impalcatura per una nuova casa e un nuovo linguaggio mettendo sul palcoscenico tutti noi, ancora oggi». —
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