Lorenzo Cerneaz l’uomo del pianoforte unicità friulana

È capace di mettere insieme 12.116 pezzi per ricostruire da cima a fondo nientemeno che un pianoforte gran coda Steinway & Sons, uno strumento che sta alla musica come Maria Callas alla lirica. È...

È capace di mettere insieme 12.116 pezzi per ricostruire da cima a fondo nientemeno che un pianoforte gran coda Steinway & Sons, uno strumento che sta alla musica come Maria Callas alla lirica. È capace anche di trasportarlo a 1.850 metri, un gran diamante nero e d'avorio di 480 kg del valore di 150.000 euro, come ha fatto al Rifugio Gilberti quest'estate per il concerto di Anzovino. Prima però lo prepara e lo accorda, come sempre per almeno due ore nel suo laboratorio, la Steinway Home del Friuli. Poi lo accompagna in loco, lo posa come fosse una piuma, lo perfeziona con la perizia di un chirurgo e lo assiste con le cure di una madre per l’intero concerto. Provvede pure a te, se sei tu il pianista. Certo il pubblico se ne accorge quando qualcosa non va. «Senza alcuna presunzione, ma siamo anche un po' psicologi.» Vuoi l'accordatura, le condizioni dello strumento o proprio le stecche dell'interprete, tutti buoni motivi per rovinare una serata e almeno nei primi due casi la colpa sarebbe sua, ma non è mai successo.

Tra le eccellenze del Friuli dov’eravamo rimasti, legate alla costruzione, al restauro, alla preparazione e all’assistenza di strumenti musicali, c’è sicuramente lui: Lorenzo Cerneaz. Udinese doc classe 1961, esperienza ultratrentennale, collezionista, preparatore e rivenditore autorizzato di Steinway & Sons e pianoforti storici. In tutta Italia ce ne sono solo dieci come lui e duecento in tutta Europa, una fortuna averlo in regione. Diplomato al Conservatorio di Rovigo come accordatore di strumenti a tastiera, ha approfondito la sua professionalità in diverse accademie tra cui per ben due volte alla Steinway di Amburgo nel reparto produzione «dove impari a conoscere e costruire dalla a alla z il miglior pianoforte possibile, ed io ho avuto la fortuna e l’onore di farlo con Georg Ammann, il numero uno, il dio della Steinway.» Non si contano i pianisti con cui ha lavorato e continua a lavorare, tra loro mostri sacri come Petrucciani, Ciccolini, De Barberis e tra i viventi Sokolov, Bahrami, Bollani. Tanti anche i festival e i teatri per cui presta servizio, per non parlare dei suoi restauri, come i preziosi interventi agli strumenti di Verdi e Leoncavallo.

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