L’occhio di Berengo Gardin: la mostra arriva a Udine

Dal 18 in Castello duecento opere del fotografo. Un viaggio nel tempo in Italia, con tappe anche a Monfalcone e Gorizia

Oscar D’agostino

Settant’anni di carriera raccontati attraverso 200 immagini. Udine rende omaggio a uno dei maestri della fotografia italiana, Gianni Berengo Gardin, 94 anni, con una rassegna che sarà inaugurata il 18 maggio (alla sua presenza) nel Salone del Parlamento e delle sale della Galleria d’Arte Antica del Castello di Udine.

Alla mostra “Gianni Berengo Gardin – L’occhio come mestiere” saranno esposti ben 192 scatti del fotografo ligure, una collezione integrale di stampe vintage originali provenienti dal suo archivio personale e dal Maxxi di Roma, che ha realizzato l’evento in collaborazione con Contrasto e i Civici Musei di Udine .

Dopo le tappe a Roma e a Napoli approda dunque in Friuli lo sguardo del maestro del bianco e nero. L’esposizione, curata da Margherita Guccione del Maxxi e Alessandra Mauro di Contrasto, è immaginata come una sorta di viaggio, un percorso cronologico, topologico e tematico nel modo di vedere e fotografare l’Italia di Berengo Gardin che ripercorre la carriera del fotografo attraverso le fotografie scattate nelle città che hanno segnato maggiormente la sua vita privata e professionale, che evidenziano anche la centralità dell’uomo e la sua collocazione in uno spazio sociale.

«Fotografia come documentazione della realtà» ha sottolineato Margherita Guccione. «Documento ma anche un occhio che interpreta le situazioni» gli ha dato eco Alessandra Mauro, ieri alla presentazione della rassegna avvenuta nella sede della Fondazione Friuli.

Un viaggio dunque. Punto di partenza è Venezia, dove Berengo Gardin si è avvicinato per la prima volta alla fotografia. Venezia è il luogo in cui si è formato come fotografo, ed è il luogo di un continuo ritorno, dalle prime immagini degli anni Cinquanta in cui si scorge una città intima e placida al suo progetto più recente, del 2013, dedicato alle Grandi Navi. Dalla laguna veneziana si passa alla Milano dell’industria, delle lotte operaie, degli intellettuali (in mostra, tra gli altri, i ritratti di Ettore Sotsass, Gio Ponti, Ugo Mulas e di Dario Fo), e si percorrono quasi tutte le regioni e le città italiane, dalla Sicilia alle risaie piemontesi, osservate nelle loro trasformazioni sociali, culturali e paesaggistiche dal secondo dopoguerra a oggi.

E in questo scenario fa la sua parte anche il Friuli Venezia Giulia. Tra gli scatti anche i Cantieri navali di Monfalcone le le stampe che raccontano gli ospedali psichiatrici: si tratta, come hanno sottolineato gli organizzatori, «di immagini di denuncia e rispetto, straordinarie e terribili, nel cui sfondo si può notare anche l’Ospedale psichiatrico di Gorizia, che documentavano per la prima volta le condizioni all’interno di diversi istituti in tutta Italia, 10 anni prima della legge Basaglia che li fece chiudere».

Come ha evidenziato Silvia Bianco, Civici Musei, direttrice del Museo friulano della fotografia, la mostra sarà visitabile nel Salone del Parlamento: ai visitatori sarà sufficiente acquistare il biglietto di ingresso al Castello o il biglietto unico per i Civici Musei, che darà accesso anche agli altri spazi museali del Castello alle esposizioni di Casa Cavazzini e al Museo Etnografico del Friuli, nei consueti orari di apertura al pubblico: dal martedì alla domenica dalle 10 alle 18. A completamento del percorso saranno esposte oltre 200 pubblicazioni del fotografo.

«Ci stiamo impegnando – ha evidenziato l’assessore comunale alla Cultura, Federico Pirone – per rendere Udine un piccolo grande laboratorio dentro l’Europa in cui la cultura è un’infrastruttura centrale in grado di stimolare confronto, riflessione, dialogo, crescita sostenibile. La fotografia, soprattutto quella dei grandi interpreti, non è mai rivolta indietro nel tempo ma dentro di noi e ci aiuta a guardare diversamente il tempo che stiamo vivendo».

Tutte le informazioni su mostra e visite guidate sono disponibili sul sito www.civicimuseiudine.it e sui canali social dei Civici Musei.

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