Lo sputtanamento

Non c’è più il boia col cappuccio che faceva saltare teste, adesso l’aguzzino mostra la faccia e si bea se nel cesto cade lo sputtanamento.
Il popolo è sempre lì: una volta dal vivo a vedere il morto, adesso dietro un computer. Chi si mostrava non si mostra e chi non si mostrava, si mostra.
Insomma, Insinna. L’hanno fatto salire sul patibolo e addio bravo presentatore. Sputtanato.
Che poi è strano: dovrebbe far incazzare più lui dei carnefici di Striscia, non certo un figurone. Invece no. Diciamo fa incazzare il sistema globale.
Sapete che è successo? Magari qualcuno se l’è persa ’sta pagliacciata. In uno dei tanti modaioli fuori onda risalta un Flavio Insinna versione pacchi tutt’altro che gentile. Offende i concorrenti, s’inalbera con gli autori, emette suoni cavernosi, è come non appare.
Bipolare? Boh, echissenefrega, onestamente. E chi non lo è. Quanti in pubblico e in privato si comportano in egual maniera?
Abbiamo tutti l’espressione da compagnia e quella da non visti. Striscia da anni si occupa di Affari tuoi. Diciamo concorrenza sleale buttare alcol sul fuoco dei vicini di preserale. Siamo abituati con la politica.
Tutti contro tutti, spudoratamente. Ma non per questo la reazione, qualunque reazione di questo tipo, è giustificata.
E questo già scredita il j’accuse. La parte in causa non è mai equidistante dal problema. Diciamo bene?
Capita che qualche nervo si scopra. Nella redazione di Striscia mai un pugno sul tavolo, mai uno sgarbo, mai un fanculo?
A metterci un microfono là in mezzo sai come ci divertiremmo.
Come dentro una banca, un reparto d’ospedale, un giornale, una fabbrica, un negozio, una canonica, ovunque una rissa ci scappa, vivaddio.
Una metà del genere umano perde giornate intere a studiare il miglior sistema per incastrare l’altra metà, tralasciando sempre i nemici veri.
Che, alla fine della storia, ti pugnalano indisturbati.
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