L’involuzione

di Gian Paolo Polesini
Io so io contro i Noi non semo. L’involuzione della specie, caro Charles.
Meno male che sei morto.
Si muove sempre della polvere nella sua tomba a Westminster appena il faccione del Bonolis di Ciao Darwin 7, il venerdì sera, riempie uno schermo italico qualunque. E inizia uno dei baccanali più mestamente imbarazzanti di una storia televisiva che non se lo merita affatto.
La contessa del Io so io (e voi, con ogni probabilità, non siete un cazzo) giace supina in bikini ben legata come le vittime di Catherine Tramell (la Sharon di Basic Instinct).
Due pipinotti vestiti da nepalesi - Hima e Laya - la cospargono di miele e di corn flakes, gustoso pasto per capre, caproni e galline. Anche il marchese Onofrio del Grillo, seppure noto burlone, alla vista dello scempio la riempirebbe di scudisciate.
Che serve ’sta roba? Chi nutre? E poi la Tarantola e la Boldrini sbarrarono Miss Italia per eccessiva esposizione di carne giovane. Povere signore.
Certo qui è Mediaset e là è Rai, dovrebbe fare la differenza. È dagli anni Ottanta che, in realtà, il mercato è comune e fluido. Se non ci fosse il loghetto sotto nessuno saprebbe in che cavolo di stato televisivo si trova.
Non è morale, si badi.
Ben vengano le trasgressioni, fanno bene al cuore e turbano i preti. E tutto ciò è magnifico. Possiamo, queste, chiamarle trasgressioni?
Dai, Bonolis, lei è una bella testa, sa perfettamente quanta porcheria libera nelle case. C’è premeditazione, su.
Favorita dalla bassezza inquietante del popolo italiano.
Se Ciao Darwin vince le serate non v’è dubbio: l’onda lunga del Rinascimento ha esaurito la bellezza.
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