L’invasione dei turchi in Friuli nel 1499: Massimo Somaglino racconta lo spettacolo
In scena giovedì 3 marzo al Giovanni da Udine

È tra i testi più significativi della letteratura teatrale in lingua friulana quello che il Teatri Stabil Furlan (Tsf) ha scelto a chiusura della sua prima e riuscita Stagione: “I Turcs tal Friul” di Pier Paolo Pasolini, in forma di lettura scenica oggi, giovedì 3 marzo, alle 20.45 al Teatro Nuovo Giovanni da Udine (biglietti acquistabili sul circuito vivaticket, info@teatristabilfurlan.it).
È l’opera prima friulana del teatro di Pasolini che l’ente stabile ricorda a cent’anni dalla nascita ( il 5 marzo 1922). Un testo composto a Casarsa nel maggio del 1944 e come scrisse l’autore a Gianfranco D’Aronco: «forse la miglior cosa che io abbia scritto in friulano, giace in un cassetto e vi giacerà per non so quanto». Debutterà soltanto nel 1976, ad un anno dalla morte dell’autore, nella storica rappresentazione a Venezia con l’allestimento di Rodolfo Castiglione, le musiche di Luigi Nono e le scenografie di Luciano Ceschia. Un testo riemerso grazie a Luigi Ciceri che lo pubblicò per primo nella rivista “Forum Julii” lo stesso anno.
Ritorna così in Friuli il testo teatrale in marilenghe che più di tutti ha avuto eco oltre i confini regionali, come testimonia ad esempio la tournée nazionale ed internazionale dell’edizione di Elio De Capitani con le musiche di Giovanna Marini del 1996.
Sotto le cure di Fabiano Fantini e del direttore artistico del Tsf Massimo Somaglino, la lettura scenica udinese di questo componimento tra tragedia greca e sacra rappresentazione, vedrà la partecipazione degli attori: Luca Altavilla, Daniele Fior, Renato Rinaldi, autore anche delle musiche a commento, Caterina Comingio, Paolo Mutti, Caterina Bernardi e Aida Talliente, con le proiezioni video realizzate da Carlo Della Vedova.
«È un testo di una potenza addirittura disarmante», racconta Massimo Somaglino. «Nei “Turcs” emerge tutta la sua straordinaria abilità di poeta, nel saper assorbire dalla viva voce dei casarsesi e dei paesi di ca da l’aga l’insieme delle inflessioni, delle cadenze, dei ritmi e dei significati che costituiscono la parte fondante della sua poetica ed i temi cardine della sua produzione futura. Un testo ancora oggi in grado di dimostrare tutta la sua forza».
Un’opera che racconta dell’invasione dei Turchi in Friuli nel 1499, quando anche il villaggio di Casarsa sta per essere assaltato. Nelle reazioni della comunità, tra discussioni, scelte, ripensamenti, si svolge anche il dramma dei Colùs, cognome di famiglia della madre di Pasolini.
«Ho avuto il piacere di essere parte in diverse rappresentazioni di quest’opera: ai Colonos di Villacaccia di Lestizza nella mitica edizione del ‘97, davanti alla Chiesa di Santa Croce a Casarsa (là dove c’è proprio la lapide votiva che ricorda l’evento storico dell’invasione turca), nel greto del Tagliamento protagonista anch’esso della vicenda, ed ogni volta so che accade qualcosa di magico. Riguardo all’attualità di questo testo, che al tempo trovava un diretto rimando al secondo conflitto mondiale e all’invasore nazifascista, la si può forse riferire oggi in forma più ampia alle invasioni di tipo culturale. Per cui si può leggere questa vicenda – conclude Somagliono – in termini di resistenze ai soprusi, di culture minoritarie che rischiano di scomparire sotto il potente dominio di culture più ricche».
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