L’impegno per la pace di Pablo Picasso in mostra a Castions di Zoppola
La rassegna ospitata in una saletta della Distilleria Pagura. Le opere realizzate in Francia nel decennio 1945-1955

ZOPPOLA. Chi dal centro di Castions di Zoppola percorre verso sud il rettilineo di via Favetti, al numero 25 incontra un sorridente Picasso che si sporge dall’anta di una porta semiaperta: un invito a entrare e a godere una piccola mostra a ingresso libero, che ricorda il grande artista nel cinquantesimo della morte e rimarrà aperta fino a dicembre.
Armoniosamente allestita dallo scultore Angelo Toppazzini in una saletta della Distilleria Pagura con materiali della sua personale collezione, la mostra rievoca l’impegno per la pace di Pablo Picasso nel decennio 1945-1955.
I capidopera dell’esposizione sono le due litografie che riproducono i grandi pannelli sulla guerra e sulla pace, prodotte da Mourlot a Parigi sotto l’occhio del Maestro nel 1954, che corredano una rara e anche per questo preziosa copia dell’illustratissimo libro “La guerre et la paix”.
Quale la loro origine? Sul principio del 1952 Picasso era stato invitato dal Comune di Vallauris, pochi chilometri sopra Cannes, a decorare un’antica cappella sconsacrata senza vincoli di committenza, e dal diario del suo amico Claude Roy sappiamo che nell’aprile del 1952 “sogna di fare del vecchio santuario abbandonato una specie di “tempio della pace”, e di utilizzare dei grandi pannelli...”.
L’occasione era ghiotta, anche perché l’ammiratissimo rivale, Henri Matisse, proprio allora stava lavorando alla Chapelle du Rosaire nella vicina Vence, e Chagall era impegnato da quelle parti.
Il grande artista entra dubito nella fase creativa, e fissa con impressionanti sequenze di disegni i suoi sogni sulla carta: 58 a matita fra il 28 aprile e l’1 maggio 1952; altri 12 a china dal 5 all’11 maggio; 175 schizzi a pastello dal 19 luglio al 15 settembre di quello stesso anno. Nacquero così, fra le fiamme del suo genio, i due pannelli (di 5 x 10 metri!) collocati due anni più tardi a Vallauris.
Accanto alle litografie, il visitatore vedrà la colomba del 1949, che fu il logo del Congresso della pace a Parigi, e bianca riappare sul nero vinile del disco “Un canto per la pace”, un’autentica rarità; poi il foulard creato da Picasso per il Festival mondiale della gioventù a Berlino nel 1951, e una piccola, delicatissima colomba a penna “pour Jean”; e ancora una medaglia-spilla del 1954, e un fauno e un toro di vetro usciti dalla Fucina degli Angeli di Venezia.
Nella linda saletta di Castions ci si ritrova, in conclusione, negli anni dell’impegno pacifista del “genial malagueño”, e chi come noi li visse di persona prova una velata nostalgia. Non è cosa da poco aver rievocato in proprio e senza sostegno pubblico un momento creativo tanto importante, e non solo per ragioni estetiche visto che la guerra imperversa in Europa e nel mondo.
A memoria del suo generoso gesto, a suo modo creativo, Toppazzini ha stampato un elegante libriccino d'autore, che si conclude con un atto d'amore per l'arte, vista come strumento di salvezza: «Se cerchi l’inferno, chiedi all'artista dove si trova: se non trovi l'artista, sei già nell'inferno».
È questo il motto dell'Ars Aevi Museum di Sarajevo.
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