Lezioni di storia, quando in piazza San Marco sorgeva un castello con le torri

Il giornalista Alessandro Marzo Magno ha raccontato il luogo cuore e vetrina della Serenissima

Valerio Marchi

Dopo gli incontri dedicati al Partenone e a piazza San Pietro, il giornalista, storico e scrittore Alessandro Marzo Magno ha raccontato domenica 26 febbraio al Nuovo, presentato da Fabiana Dallavalle, piazza San Marco nel terzo appuntamento con le “Lezioni di Storia 2023”, ideate da Laterza in collaborazione con il Teatro Nuovo Giovanni da Udine e con il Messaggero Veneto quale media partnership.

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Una fetta considerevole dell’umanità conosce Venezia – città dai mille volti, visibili e invisibili, immaginari e reali – e la sua unica, celeberrima piazza. Nondimeno, solo la ricostruzione storica ci consente di capire come esse erano prima di assumere la forma attuale e quale fosse la principale funzione della piazza, cuore politico e “vetrina” in cui la Repubblica ostentava fulgore e potenza. In ogni caso i turisti, soprattutto nella veste di pellegrini, ci sono sempre stati.

Fra le tappe fondamentali dell’evoluzione spicca il graduale passaggio dalla piazza medievale, con il castello e le torri, alla conformazione vicina a quella odierna: Venezia era infatti una città turrita e la chiesa di San Marco (dapprima cappella privata del Doge – divenne basilica e cattedrale solo nel 1807) aveva una struttura romanica, a tre navate; fino all’828 era intitolata a San Teodoro (Todaro per i Veneziani) ma poi venne dedicata al nuovo santo protettore della città. I veneziani misero addirittura in atto un’“operazione commando” ad Alessandria d’Egitto per trafugare i (presunti) resti di San Marco e collocarli nella loro chiesa, ricostruita nel 1073 riprendendo il modello bizantino. La consacrazione risale al 1094.

Attorno al 970 fu eretto quello che, prima di diventare il campanile di San Marco, era una torre di avvistamento; crollato nel 1902, lo si rifece com’era e dov’era, ma rimane il fatto che quello che vediamo oggi è una copia. Le due colonne arrivarono nel 1125, mentre nel 1177 s’incontrarono a Venezia l’imperatore Federico Barbarossa e papa Alessandro III: segno più che esplicito dell’influenza della Repubblica.

La Torre dell’Orologio fu inaugurata nel 1499 per motivi di prestigio, com’era usuale all’epoca. Anche in epoca moderna i cambiamenti non sono mancati, dettati da ragioni di prestigio e di abbellimento, o dai frequenti incendi. Nel 1577 bruciarono buona parte Palazzo Ducale e, purtroppo, anche dell’Archivio. Dalla fine del Seicento la pavimentazione della piazza è grigia ma, sollevando i lastroni in trachite, si può ancora vedere lo splendido cotto rosso di un tempo.

Sempre per porgere qualche esempio, non tutti sanno che la biblioteca Marciana è considerata la prima biblioteca statale pubblica del mondo e che il museo interno, lo Statuario, è considerato il primo museo statale pubblico del mondo.

E l’acqua alta? C’è sempre stata: la differenza del fenomeno rispetto al passato sta nella frequenza, oggi assai più accentuata. Quel che invece in piazza San Marco non c’è mai stato sono una fontana (a Venezia non c’è l’acqua) e un monumento (la Repubblica ha sempre rifiutato ogni forma di “culto della personalità”).

Un libro di Marzo Magno edito da Laterza s’intitola “La splendida. Venezia 1499-1509”, e quello indicato fu in effetti un decennio di svolta: dopo infauste guerre, Venezia volle riaffermare il suo potere sostituendo la potenza con lo splendore. Ma lo splendore della Serenissima finì con l’arrivo dei francesi nel 1797.

Ovviamente, non sono mancati avvenimenti che hanno segnato la storia di città e della sua piazza in tempi più recenti. Ancora pochi esempi: nel 1910 l’“impresa” dei futuristi che lanciarono dalla Torre dell’Orologio 800 mila volantini “contro Venezia passatista”; nel 1934 l’incontro fra Mussolini e Hitler; nel 1972 la prima visita di un papa (Paolo VI) nel secondo dopoguerra; nel 1989 il concerto dei Pink Floyd, per non parlare delle tante, storiche scene di film…

Una spettatrice ha chiesto a Marzo Magno come vede il futuro di Venezia. La risposta ha contrapposto al pessimismo (dovuto in primis allo spopolamento) l’esempio di una recente iniziativa: un giovane ha impiantato una startup a Venezia, assumendo persone tutte di fuori, che ora vivono lì: «Moltiplicando queste iniziative, forse ci sarebbe un futuro».

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