«L’Europa è un continente bloccato travolto dalle disuguaglianze sociali»

Premio Nonino 2016 - Alain Touraine, Maestro del nostro tempo: «La società è giunta molto vicino al punto di non ritorno» Finora contava la condizione sociale «ora l’identità umana potrà fondarsi solo sui diritti di libertà»
Udine 29 gennaio 2016 Interviste Premio Nonino 2016: Lars Gustafsson. Copyright Foto Petrussi / Ferraro Simone
Udine 29 gennaio 2016 Interviste Premio Nonino 2016: Lars Gustafsson. Copyright Foto Petrussi / Ferraro Simone

PAVIA DI UDINE. Personifichiamo il concetto di società. Immaginiamo di trovarci di fronte a un individuo, a un corpo umano, e chiediamoci - o meglio: chiediamo a un dottore ad hoc - come se la stia passando, quale sia il suo stato di salute.

Se l’interlocutore è Alain Touraine, faro della sociologia contemporanea, “Maestro del nostro tempo” per la giuria del Premio Nonino 2016 (stamattina l’attribuzione ufficiale del titolo, nelle distillerie di Ronchi di Percoto), il quadro clinico che affiora dall’analisi non è affatto confortante.

«Diciamo che non è morta, la società... ma manca davvero poco». Voilà, la sintesi è servita.

Volendo addentrarsi nei dettagli, poi, si scopre - sempre procedendo con il modello dell’incarnazione - che «la testa è grande e forte, piena di conoscenza; il braccio e la gamba destra sono zeppi di apparati, di tecnica, di potere economico, di capitale, di politica... e di armi, anche». Il settore sinistro, invece, «è amputato».

Un fisico asimmetrico, insomma. Il che, parafrasando, significa che «viviamo in un mondo sbilanciato, privo di equilibrio». Le disuguaglianze sociali vanno aumentando, constata con amarezza il professore. «Negli Usa - esemplifica - come in Francia: negli anni di Sarkozy, soprattutto».

Organismi e istituzioni rappresentative della sfera popolare, «vale a dire della maggior parte della gente - precisa Touraine -, non ci sono». «Non esistono piú i partiti di sinistra - incalza -, i sindacati stanno perdendo terreno ovunque, continuano a funzionare solo in pochi Paesi».

E l’Italia, a parere dell’esperto, è fra questi: «Conobbi Bruno Trentin, per fare un nome. Un’illustre figura». È alquanto difficile, oggi - prosegue il luminare -, assistere alla formazione di forze sociali e ideologiche.

«L’Europa - sentenzia - è un continente totalmente bloccato. C’è chi dice che la Germania è trainante: falso. Basti pensare alle grandi scoperte tecnologiche e scientifiche. Arrivano dagli Stati Uniti, dal Giappone... Per non parlare, poi, del problema del prezzo del lavoro: finché non lo si saprà diminuire non si potrà recuperare competitività».

Perché le dinamiche economiche, si sa, ormai sono globali, non piú ristrette all’orticello: il tempo delle frontiere, dei confronti interni alle singole nazioni («ricchi contro poveri, Paese per Paese»), è tramontato per sempre.

Adesso si viaggia, in senso lato, senza limiti e ciò ha spalancato le porte alla «de-socializzazione e alla de-istituzionalizzazione», processo che spiana la strada all’incremento del divario, appunto. «La classe media - motiva il “Maestro del nostro tempo” - si assottiglia, crescono le disuguaglianze».

Dove sta la chiave per il riequilibrio?, viene allora da chiedere. «Per me - risponde Touraine - è una questione di etica. La nuova identità umana non deve piú basarsi sulla condizione sociale, ma sui diritti fondamentali. Libertà, uguaglianza, dignità. Per chiunque. La società industriale pensava e operava in termini sociali. Adesso, ribadisco, serve l’etica. Ciò premesso, se mi domandate come possa questa esigenza intrinseca trasformarsi in istituzione e in legge vi rispondo che non ne ho idea. Sono profondamente convinto, in compenso, della validità della mia definizione di democrazia: un sistema politico, cioè, imperniato sul rispetto dei diritti fondamentali».

Ecco perché non è ammissibile, neppure sotto il collettivo, istintivo impulso all’auto-tutela che la piaga del terrorismo ha innescato, pensare a un ripristino della pena di morte. «La democrazia - chiosa il professore - dice no. Dice che la società ci ha dato la vita e che non può riprendersela indietro. C’è, o meglio deve esserci, un livello etico piú alto di qualsiasi altro parametro».

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