Dialoghi fra scienza e musica con Mauro Ferrari e Pidero Sidoti

Saranno insieme nello spettacolo RiconoScienza, in programma al Politeama Rossetti di Trieste e al teatro Candoni di Tolmezzo

Mario Brandolin
Mauro Ferrari e Pidero Sidoti protagonisti
Mauro Ferrari e Pidero Sidoti protagonisti

Scienziato e musicista, Mauro Ferrari, il padre della nanomedicina, con la complicità del cantautore friulano Piero Sidoti, Targa Tengo, e di quattro musicisti (Fulvio Bigazzi Ferrari alle tastiere, Tommy Graziani alla batteria, Massimo Marches alle chitarre e Dario Vezzani al basso), è protagonista di un nuovo spettacolo, nato in Friuli, il cui debutto risale allo scorso 20 novembre nello spazio teatrale che l’illuminato stilista del cachemire, Bruno Cuccinelli ha creato nella sede della sua azienda a Solomeo. RiconoScienza, si intitola questo “musical scientifico” che “parla, suona e canta l’amore per la scienza”, e che torna in regione il 16 maggio alle ore 21 al Politeama Rossetti di Trieste e il 17 al Teatro Candoni di Tolmezzo con il sostegno di Promoturismo FVG.

«È cominciato tutto da un incontro con Mauro che cercava qualcuno che potesse condividere sul palco la sua passione per la musica e la scienza – racconta Sidoti –. Abbiamo scoperto che pur da due punti di vista diversi, lui scienziato io insegnante di scienze, viviamo il nostro lavoro con lo stesso intento: far innamorare la gente della scienza. Ho poi letto il libro che Mauro ha scritto per Mondadori Infinitamente piccolo, infinitamente grande. Io, la nano medicina e la vita intorno. Un libro ricco di suggestioni che arrivano dalla vita stessa di Mauro, dalle sue esperienze, dai traguardi raggiunti e anche dei fallimenti che hanno costellato la sua straordinaria carriera. Per cui ho cominciato a lavorare attorno ad alcuni momenti di questo suo racconto. Da lì l’idea dello spettacolo».

Perché, spiega Ferrari, «musica e scienza non sono in contraddizione, anzi! Entrambe vengono dal cuore e tutte e due sono motivate dalla passione di farle, ma soprattutto dal desiderio di riuscire ad aiutare la gente, il prossimo: nel mio caso fare le cose importanti contro il cancro questa malattia terribile che continua a mietere tantissime vittime in tanti modi».

Lo spettacolo si configura come un dialogo tra due dimensioni della conoscenza: la sua creazione e la sua trasmissione. Per dare a vita a racconti si scienza e di vita vissuta con delle canzoni che fanno parte del tessuto drammaturgico e amplificano o rilanciano alle tematiche toccate. A partire da quelle che Ferrari chiama “i pilastri fondamentali della scienza”: motivazione, conoscenza, amore.

E se per i primi due la spiegazione è facilmente intuibile, meno acclarato è il terzo, amore. «La motivazione che muove il lavoro dello scienziato è lavorare per il bene dell’umanità, ci spiega Ferrari, ma chi ce lo dice quando siamo arrivati? Non il cervello – neppure per noi scienziati –, ce lo dice il cuore. L’emozione! E allora se è vero che è l’ emozione che guida, beh, scegliamocela bene questa emozione fondante, no? Io dico: Amore».

Lo spettacolo si chiude con una preghiera; come si mette insieme razionalità, modalità della scienza, con la fede?

«E chi lo dice che fede e scienza non stanno bene insieme? Fede vuol dire impegno, secondo una certa etica, è facile ritrovarsi tutti, credenti e no, su qual è il significato della vita. Chiarisco: io rispetto totalmente punti di vista diversi, e non ho nessunissima intenzione di convincere nessuno a fare come piace fare a me, figuriamoci. Ma faccio anche mio il motto della chiesa metodista di Houston che frequento, chiesa storicamente nera e con grandissima musica e imbattibile spirito di solidarieta, motto che dice: “I love you and there is nothing you can do about it” (Ti voglio bene e non ci puoi fare nulla!). Differenze d’opinione, pestate di calli, pure un dito nell’occhio e quello che ti pare, and I still love you!».

Per questo lo spettacolo è prodigo di emozioni, scaturite dai racconti dei due protagonisti, che trovano amplificazione e un efficacissimo riscontro teatrale nelle musiche e nelle canzoni di Sidoti.

Come quella che canta la delusione per il fallito lancio del missile di Musk nel 2015, cui aveva lavorato anche il team di Ferrari, a causa di un bullone malfunzionante, o la fatica e la gioia insieme per aver sperimentato con successo su cavie animali il Cavallo di Troia, come è chiamato il “veicolo” che Ferrari ha inventato per inoculare il farmaco, “uno dei più complicati della storia della scienza”.

Sidoti e Ferrari saranno protagonisti assieme ai ragazzi delle suole medie di Talmasson,s dove il 23 maggio, e il 27 a Mittelragazzi, di Scienza, attori e scienziati del futuro, una restituzione teatrale della ricerca e del grande umanesimo che c’è dietro la scienza.

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