Le partite a carte con Pertini e l’immancabile pipa: il ritratto di Enzo Bearzot

Margherita Reguitti
FILE - This undated file photo shows Italy's 1982 national soccer team coach Enzo Bearzot. Italian media have announced that Italy's 1982 World Cup-winning coach Enzo Bearzot died in Milan aged 83 on Tuesday, Dec. 21, 2010. Bearzot had been seriously ill for several years and will be survived by his wife Luisa, son Glauco and daughter Cinzia. (AP Photo/Lapresse, file) ITALY OUT
FILE - This undated file photo shows Italy's 1982 national soccer team coach Enzo Bearzot. Italian media have announced that Italy's 1982 World Cup-winning coach Enzo Bearzot died in Milan aged 83 on Tuesday, Dec. 21, 2010. Bearzot had been seriously ill for several years and will be survived by his wife Luisa, son Glauco and daughter Cinzia. (AP Photo/Lapresse, file) ITALY OUT

Enzo Bearzot un friulano diventato un mito italiano, entrato nella storia del calcio mondiale, mai rinunciando ai valori del gioco pulito e morale, nella vita e in campo.

La storia di un uomo tutto di un pezzo, sincero fino a far male, generoso verso gli altri e protettivo verso la famiglia sempre tenuta al riparo dalle polemiche feroci che lo investirono, amante della lettura e dello studio.

Su di lui esiste poca letteratura a fronte di radicati luoghi comuni: la pipa, la fede in Paolo Rossi, la partita a carte con Pertini. Un professionista che nella vita ha svolto con impegno e serietà il lavoro di calciatore e allenatore, conquistando tanti successi, coronati con la Coppa del mondo in Spagna nel 1982, massimo dei massimi.

Giocare come Dio comanda di Giacomo Moccetti, uscito per Battaglia Edizioni (179 pagine,15 euro), colma questa lacuna e racconta attraverso i ricordi e le parole di calciatori, giornalisti e amici l’uomo, pregi e difetti, le scelte di gioco, la personale gerarchia di valori.

Quelli morali soprattutto, nel rapporto con i suoi ragazzi scelti sempre in base alle potenzialità fisiche e al carattere. Quelli di strategia di gioco, frutto di grande studio, osservazione del calcio mondiale, in particolare l’olandese, per creare una squadra forte in difesa e in attacco.

L’uomo e il calciatore-allenatore erano imprescindibili ecco perché per il titolo è stata scelta una frase di Dino Zoff, anche lui friulano di Mariano del Friuli, pochi chilometri da Aiello.

“Giocare come Dio comanda” per il portiere e capitano della nazionale prima e ct dopo, esprime la visione del calcio e del mondo del Vecio. A pallone si gioca con principi tecnici e morali, senza non si va da alcuna parte.

«Bearzot non era partigiano – aggiunge Zoff – credeva nelle sue idee ma se quella di un altro era buona la prendeva in considerazione».

Molto popolare ma poco raccontato Enzo Bearzot (nato ad Aiello nel 1927) avrebbe dovuto diventare medico, amava i classici studiati al Liceo classico di Gorizia, dove tornò nel 1946 da giocatore della Pro, senza però conseguire la maturità perché scappò, contro il volere del padre, a Milano per un provino con l’Inter.

L’autore, cronista sportivo per la Televisione Svizzera, ritrae il grande ct della Nazionale raccogliendo i ricordi e le emozioni vive nei compagni e nelle parole della figlia Cinzia, ordinaria di Storia greca alla Cattolica di Milano che da ragazzina gli correggeva le schede.

I ricordi dei nipoti, Rodolfo, Livia e Giulia (quest’ultima moglie dell’autore) che con i nonni passavano le estati a Lignano dove era difficile camminare per strada e andare al ristorante senza essere fermati per una stretta di mano, un firma o una fotografia.

La spiaggia friulana è sempre stata il luogo di vacanza della famiglia. Qui vive Armando, un passato da calciatore, amico fraterno con il quale andava a mangiare sarde impanate a Pertegada e parlava di calcio. Si conobbero quando Bearzot nel 1961 costruì l’hotel Torino, omaggio alla maglia indossata nel 1954.

Spesso politici friulani e nazionali arrivano con proposte elettorali dopo il suo ritiro dal calcio ma Bearzot ha rifiutato sempre, non avrebbe sopportato le regole della politica che fanno del compromesso una necessaria strategia.

Una mano al suo Friuli la dava volentieri, ma a modo suo. Intensa la prefazione di Federica Cappelletti, moglie di Paolo Rossi: per lui e per altri “il Vecio” fu un padre oltre a un grande allenatore.

Fra le tante voci del gotha del calcio italiano di ieri anche pagine “tecniche” di analisi di partite imprescindibili per capire cosa era il calcio per Bearzot contestualizzato nel periodo storico, utili a comprendere i cambiamenti da lui apportati.

Il volume si conclude con la cronologia della carriera oltre a una bibliografia consigliata e a una selezione di fotografie sull’umile, testardo friulano che seppe dettare la via.

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