Le ceramiche Galvani “rivivono” al Ricchieri: I lettori promuovono le due visite esclusive

Doppio tour con guida per gli iscritti a “Noi Messaggero Veneto”. Poi l’inaugurazione ufficiale della mostra nel museo di Pordenone 

Se, come dice l’assessore comunale alla cultura di Pordenone Pietro Tropeano, «una città deve riscoprirsi comunità non solo attraverso gli eventi culturali ma nei luoghi e negli spazi che offrono cultura» la mostra inaugurata ieri nel museo civico d’arte palazzo Ricchieri, in riva al Noncello, s’inserisce proprio in questo disegno.

Perché racconta un pezzo di storia importante di Pordenone e della sua identità di città, riconosciuta per la presenza di una realtà imprenditoriale che mette insieme manifattura e cultura. È dedicata alle ceramiche Galvani – che hanno dato lavoro a più di una generazione e della cui produzione rimangono tracce nelle case di un po’ tutti i pordenonesi – e fa respirare concretamente quella che per ora è un’intenzione, oltre che una promessa: la realizzazione di una grande mostra sulla fabbrica di ceramiche pordenonesi, magari permanente.

Prima dell’inaugurazione ufficiale, hanno avuto il privilegio di visitare in anteprima la mostra, guidati dalla conservatrice del museo Nicoletta Rigoni, i lettori della comunità “Noi Messaggero Veneto”, che hanno colto l’opportunità offerta dal giornale e dal Comune, arrivati da Pordenone, Udine e dal Veneto: Antonella Da Pieve, Elisabetta Del Vecchio, Adriana Scardovi, Maria Crovato, Ettore Varotto, Lorena Turchetto, Nadia Colussi, Adriana Bertoli, Laura Croatto, Enrica Farisco, Giorgio Mozzon, Mara Pascolo, Alessandra Rizzi, Giampiero Sinigaglia, Elena Vatri, Rossana Flora, Mara Santarossa, Beniamina Furlan, Luca Marigliani, Giovanni Vecchiet e Giuseppe Zamuner.

Taglio del nastro affollato, poi, alle 18, nel giardino del museo. Fra gli intervenuti, oltre a Tropeano, al capocronista della redazione di Pordenone del Messaggero Veneto Antonio Bacci e alla dirigente del Comune Flavia Leonarduzzi, il direttore della Fondazione Friuli Luciano Nonis. In prima fila, applauditissime, alcune ex dipendenti della Galvani, in rappresentanza di tutte le lavoratrici, premiate nel 2017 con il premio “Vittoria Alata” della Fidapa.

Per ora il pubblico dovrà “accontentarsi” degli oltre 40 disegni restaurati dal Centro studi e restauro di Gorizia (con la supervisione della Soprintendenza), affiancati da bellissimi vasi di varie dimensioni. La conservatrice Rigoni, che ha curato il progetto scientifico della mostra, con la collaborazione del collezionista Vincenzo Sogaro (da esperto ha anche individuato i colleghi che hanno “prestato” alcuni pezzi inseriti nel percorso), li ha posizionati con gusto qua e là, nelle varie sale, accanto alle opere d’arte, a volte per assonanza cromatica o di forme, altre in contrasto, per stimolare la curiosità e l’interesse del visitatore. Ma in primo piano restano soprattutto disegni e studi, quasi tutti a firma di Leo Leoncini, (1890-1967), artista e decoratore udinese che lavorò alla manifattura tra il 1929 e il 1931 e fu uno degli artefici del rinnovamento stilistico della fabbrica alla fine degli anni Venti. 

Riproduzione riservata © Messaggero Veneto