Lavia: «Pirandello è il van Gogh del teatro»

L’affezionato pubblico di Casa Teatro, spazio di cultura teatrale che presenta ed elabora i temi degli spettacoli in cartellone al Teatro Nuovo Giovanni da Udine, non ha potuto mancare l’incontro, ieri pomeriggio, con uno dei più celebrati attori italiani, quel Gabriele Lavia, protagonista, fino a questa sera, di L'uomo dal fiore in bocca..e non solo, spettacolo di grande successo, imponente, teatralmente perfetto.
«Pirandello era un genio, forse tra trent’anni qualcuno lo raggiungerà in grandezza» - ha esordito l’attore settacinquenne che sulla scena giganteggia e sembra aver sconfitto il tempo. «La mia vita è sempre stata un temporale, quasi tutti i miei spettacoli cominciano con un tuono. Mi piace il tempo cattivo in scena, così si sveglia il pubblico e poi ci sta per il cosiddetto sentimento del contrario, tipico di Pirandello».
L’incontro intitolato Il tempo dell'attesa, condotto da Roberto Canziani, ha illuminato il pubblico presente sui molti significati sottesi dalla messa in scena, una riflessione filosofica sulla realtà delle cose ma anche una periscopica indagine sul rapporto con il tempo, il senso della morte, sul finito, l'infinito, il verosimile e il vero, il piccolo e il grande. «Come faccio a rappresentare una novella - ha svelato Lavia, regista e adattatore dello spettacolo che vede in scena anche Michele Demaria e Barbara Alesse, presenti ieri a Casa teatro - se non superando la fonte originaria e inglobando altri racconti di Pirandello dove aveva affrontato il tema della morte, il sesso e la donna, uniti in una sola esperienza». Tematiche per uno spettacolo potente - ha sottolineato Canziani». «Ogni idea di teatro - ha commentato Lavia - di questo strano siciliano-tedesco che ben conosceva l'espressionismo, diventavano opere gigantesche. L’uomo dal fiore in bocca è il suo capolavoro. Contiene la vita e il suo contrario. Io lo amo molto. In Italia non è molto amato. La lingua e l’artificio linguistico lo consideravano un modo alto borghese. Pirandello aveva una cultura vastissima. É riuscito a creare la sua lingua che è unica, ma non si può comprenderla se non si è siciliani. Lo paragono a Vincent van Gogh, usa il dire con la stessa sua violenza, con lo stesso occhio sbarrato». La coppia - ha poi ricordato Canziani - è protagonista della drammaturgia. Una sorta di alleggerimento al tema della malattia?. «Non sono un improvvisatore, ha svelato Lavia, tutto quanto accade è indicato nel testo. Mi piaceva che tutto quello che viene detto fosse fisicamente narrato poiché il mio modo di vedere il teatro è diverso dai colleghi che mi hanno preceduto e hanno visto il teatro come logos. Io credo che il teatro sia Phisis. Il dire, quando si mescola all’anima, tutto nasce da lì, come nel teatro pre-platonico, diventa corpo».
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