L’arte di pedalare verso la libertà: il decalogo semiserio di Patui

Lo scrittore sandanielese pubblica con Ediciclo i suoi pensieri sulla bicicletta Un viaggio per il fisico e la mente affrontando la salita e la discesa delle emozioni 

paolo medeossi

Il tramonto della bicicletta in Italia cominciò attorno al 1954 e a dirlo fu lo scrittore Curzio Malaparte che aveva notato grandi cambiamenti nel proletariato, molto di sinistra quanto a idee politiche.

I comunisti motorizzati erano ormai più numerosi di quelli in bici e Malaparte sentenziò: «Diventando piccola borghesia, il comunismo perderà molta della sua forza d’urto. La spinta rivoluzionaria di una massa di ciclisti è più profonda, più continua che non quella di una massa di operai motorizzati». Strani e curiosi concetti. E comunque sappiamo come poi sono andate le cose, per la bicicletta e anche per la politica.

Piccolo esempio questo di come, appena si tocca il tasto, si può entrare in una giungla amazzonica piena di storie, racconti, aneddoti, leggende e amenità varie, a cominciare dal lapidario interrogativo che ci perseguita fin dai tempi dell’asilo tappando la bocca di fronte a eventuali recriminazioni o rimpianti: “Hai voluto la bicicletta? E allora? ” Ad addentrarsi in questa selva oscura e luminosa insieme è adesso un libro agile e sgusciante, com’è nello stile ciclistico di chi lo ha scritto.

Un autore non salgariano, nel senso che non narra vicende immaginate o ascoltate, perché le ha affrontate davvero, in presa diretta, vivendole con un’intensità sincera, molto poetica.

Così emerge un lato non molto conosciuto di Paolo Patui, insegnante («Con ancora tante cose da imparare», dice lui), scrittore, regista, autore teatrale, inventore di “LeggerMente”, la rassegna di “rEsistenza letteraria” che è uno dei gioielli di San Daniele.

Stavolta si mette in gioco con “Decalogo semiserio di un ciclista anomalo”, pubblicato da Ediciclo (134 pagine, prezzo 13 euro), nelle librerie dal 13 settembre, dove si rivolge un po’a tutti, non solamente a chi pratica la bicicletta nelle sue varie categorie con diletto quasi sportivo, per turismo, solo in città, eccetera.

La lettura è consigliata pure agli eventuali antagonisti, per esempio automobilisti e motociclisti che sulle strade sono i principali interlocutori, spesso su piani dilalettici polemici.

A ogni ciclista è certo capitato di essere affiancato da un Suv tipo astronave dal quale scendono signore o signori poco atletici e molto arrabbiati che tengono lì in strada una lezione accelerata su come si va in bici. A tale proposito Patui cita una stupenda massima di Jacques Goddet, grande patron del Tour: «Se i pedoni si ignorano e se gli automobilisti si insultano, i ciclisti si sorridono, si salutano e si uniscono».

Già è proprio così, ma con qualche possibile inconveniente, come segnala Patui nell’arguto decalogo. Per esempio una delle voci proposte ha i toni solenni di un comandamento: «Non accompagnarti ai compagni sbagliati». E poi: «La bici non è uno scherzo. È roba delicata per anime sensibili. Per questo, è necessario garantirsi accanto una pedalata condivisa, quasi un respiro comune».

Detto che la partenza per una bella corsa in bicicletta è come decollare dalla realtà e dai suoi problemi, che le insidie e i problemi pratici da affrontare (Cosa mangiare quando si pedala? Come vestirsi?) sono tanti, poi la ricompensa sta nella meraviglia e nel senso di libertà che tale esperienza sa donare sempre, quale terapia per il fisico e la mente.

Il racconto di Patui diventa così una dolce immersione nei paesaggi friulani, quasi un compendio nieviano di itinerari, salite, discese per svelare il mistero d’una terra speciale, attraversata alla giusta velocità.

Il divertente decalogo del ciclista semiserio traccia così un viaggio da poter compiere senza fatica assieme a chi lo fa davvero, condividendo le sue emozioni, comprese quelle malaugurate di una caduta. Patui si rialza e pensa a Jean Cocteau, alla sua “Ballata dei corridori”, alla convinzione che non sarà un tubolare con poco mastice a fermarti perché noi, dopo tutto, siamo nati per correre. –





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