L’alfabeto friulano delle rimozioni: Paolo Patui racconta 45 figure dimenticate

Il libro dello scrittore prende spunto dalla trasmissione Rai. «Non chiamatele curiosità, semmai stimoli per curiosi»

UDINE. “45 personaggi. QualcuPatui no più dimenticato di altri. Tutti comunque defilati rispetto alla memoria collettiva.” Così scrive Paolo Patui nella nota a margine del suo nuovo lavoro, Alfabeto friulano delle rimozioni. 45 ritratti di donne e uomini dal Qualcuno più dimenticato di altri. Tutti comunque defilati rispetto alla memoria collettiva.” Così scrive Paolo Livenza al Timavo, in uscita per Bottega Errante Edizioni il 25 novembre (208 pagine, 15 euro).

«Queste pagine più che a una ricPatui ostruzione storica e scientifica – sottolinea l’autore – mirano a rinnovare interesse e curiosità attraverso l’emozione del ricordo». Ed è proprio questo il filo conduttore del viaggio di Patui, che guarda dentro la memoria nelle vite degli altri.

Un interessante e onesto progetto culturale, che prende spunto da una precedente versione radiofonica Rai dall’omonimo titolo, con Patui autore e conduttore, in tre fortunate edizioni. «Non chiamatele curiosità. Semmai stimoli per curiosi», ci rivela. «Nel fare e disfare di questi quarantacinque personaggi, c’è più utopia di quanto si possa immaginare, così come fortunatamente, nascosta o rivelata, l’utopia è nell’animo di tutti noi immancabilmente presente».

Patui: idealista. Lo è sempre stato, per la fortuna anche nostra. L’Alfabeto friulano delle rimozioni tocca infatti corde intime e spazi visionari, e investiga con graffiante delicatezza ciò che non si sa, ciò che potrebbe venir dimenticato, ciò che forse gli stessi protagonisti, chissà, avrebbero ascoltato volentieri del loro stare nel mondo. Da “Aloisio Ottorino”, architetto progettista, designer e atleta, a “Zanier Amedeo”, impresario-fotografo-inventore, in un elenco sghembo e aneddotico, passando per il racconto di tanti dimenticati: «Donne e uomini che hanno sentito la vita non come un’effimera e vuota parentesi di tempo, ma come un’occasione irripetibile».

Ed ecco che il dizionario biografico entra dentro le vite minime e dei grandi gesti di donne indipendenti come la nota Cora Slocomb di Brazzà, entusiaste come Carmen Pericolo, costumista d’eccezione per Vittorio Gassman e non solo, coraggiose come la partigiana “Luisa” cioè Virginia Tonelli, di cui Patui riporta anche uno degli ultimi gesti temerari. Ecco che pubblica il volantino che Virginia distribuiva con fierezza durante la cattura nel ‘44 : “Nessuna donna deve lavorare per i tedeschi, e i nostri fratelli, padri, figli non devono servire il barbaro invasore… Viva la libertà!”.

Le quarantacinque schede progettate dall’autore riportano note biografiche anche legate alla sua idea della fisiognomica. Prendiamo uno dei “miei” prediletti: Luigi Rapuzzi, uomo dai molti nomi, e dalle molte case senza patria. Futurista, partigiano, scrittore di fantascienza. Così Patui lo descrive: “sguardo sognante, labbra sottili pronte a piegarsi in una smorfia ironica”.

E ci aggiunge, nel notevole ritratto da lui progettato, questa verità: “Ricomposte le varie matrioske della sua vita, Luigi Rapuzzi altro non è che il compendio dell’inestinguibile attrazione umana per l’ignoto, per il mistero, per l’indefinibile vaghezza del nostro essere e del nostro stare nel mondo”.

Paolo Patui riesce a cogliere sempre di queste vite, quasi con prudente timidezza, il colpo d’ala, ma il risultato è poi un gesto forte dentro l’invisibile. —
 

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