La voce di Hind Rajab: riflessione a cuore aperto sulla fine dell’innocenza
Kaouther Ben Hania ha scelto una via etica e rigorosa: raccontare una “morte piccina” per illustrare il contesto

Si chiamava Palmina, Palmina Martinelli, e venne cancellata usando un fiammifero e una bottiglia d’alcol. Ricordiamo benissimo il pudore con cui “Telefono giallo”, nel 1989, decise di mandare in onda lo straziante j’accuse della ragazzina: un registratore, un letto d’ospedale, una testimonianza quasi impercettibile. Il nome dell’assassino racchiuso dentro un sussurro. La vita che, da lì a poco, si sarebbe interrotta. Impossibile dimenticare l’agonia e la voce di Palmina Martinelli (ne parliamo ancora oggi dopo quarant’anni). Impossibile dimenticare La voce di Hind Rajab.
Tanto Corrado Augias quanto la regista tunisina Kaouther Ben Hania hanno scelto la via etica e rigorosa della necessità: raccontare due «morti piccine», e qui citiamo De André, per raccontare due contesti. Per documentare il buio di due contesti. Quello di una sottocultura miserabile e violenta, nel caso di Palmina, e quello di un conflitto senza fine, senza pietà, nel caso della bambina palestinese Hind Rajab. Uccisa a Gaza dall’esercito israeliano. Del film è già stato detto tutto e il contrario di tutto, inutile tornarci sopra, ma ciò che più importa a Kaouther Ben Hania non è l’inevitabile prospettiva politica: è riflettere, a cuore aperto, sulla fine dell’innocenza.
Proprio in questi giorni lo Studio Ghibli ha riportato al cinema un vecchio capolavoro d’animazione, “La tomba delle lucciole”, dove fiammeggiano i temi della guerra e dell’infanzia perduta. La storia emblematica di due fratellini, Seita e Setsuko, che fa idealmente specchio alla storia vera di Hind Rajab. Ascoltare l’audio originale delle sue chiamate d’emergenza alla Mezzaluna Rossa, mentre il destino la intrappolava sotto il fuoco nemico, ha segnato un punto di non ritorno nella nostra esperienza di spettatori. E, certo, di esseri umani. —
⯈La voce di Hind Rajab, regia di Kaouther Ben Hania, von Saja Kilani, Amer Hlehel, Clara Khoury, Motaz Malhees (Tunisia-Francia, 2025)
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