La vera storia di Stan&Ollie: Gianluca Buttolo disegna la vita dei due celebri attori
La graphic novel del disegnatore udinese sulla coppia. Un anziano Stanlio si racconta a un piccolo fans

UDINE. Triste, solitario y final era il titolo di uno struggente romanzo di Osvaldo Soriano, in cui lo scrittore raccontava di un anziano Stanlio che si rivolgeva a un detective privato per chiedergli di indagare sulla morte dell’amico e compagno di lavoro Ollio.
Tre parole che si ritrovano nel recente e pregevole lavoro del disegnatore e illustratore udinese Gianluca Buttolo, Stan&Ollie (ReNoir edizioni) dedicato alla celebre coppia di attori comici.
“Triste” è Stanlio, che si ritrova “solitario” dopo la scomparsa dell’amico e compagno di avventure cinematografiche. E Buttolo lo immagina nel momento “finale” della sua esistenza, quando dopo la scomparsa di Oliver Hardy, nel 1957, Stan Laurel si ritirò dalle scene e trascorse gli ultimi anni di vita a santa Monica, in California, in un residence in compagnia della sua ultima moglie (l’attore si era spostato sette volte, più volte con le stesse donne: una vita sentimentale piuttosto caotica, come del resto quella del compagno di lavoro).
Nella graphic novel, Giancluca Buttolo immagina Stan che riceve una telefonata da un ragazzino (il suo numero era nell’elenco telefonico) che gli chiede informazioni per scrivere un compito su di lui. Stan si dimostra subito disponibile nei confronti del piccolo fan e, nel corso di diverse telefonate, gli racconta la storia di Stanlio e Ollio.
Dividendola un cinque periodi: le loro vite prime che diventassero una coppia sullo schermo, la nascita del duo più comico della storia del cinema, gli anni delle incomprensioni e dei problemi coniugali, il momento professionalmente più umiliante che comprende gli ultimi film girati con le major che privarono Stanlio e Ollio della loro anima. E infine il quinto periodo, il confronto con la vecchiaia ma anche quello più sereno per il ritrovato rapporto con il loro pubblico grazie ai tour teatrali in Europa.
Con tratti eleganti, raffinati e dosati in maniera leggera, rigorosamente in bianco e nero così come abbiamo sempre potuto sempre vedere i nostri due beniamini sullo schermo (hanno girato solo due film a colori: uno è purtroppo scomparso, l’altro è un corto di divulgazione scientifica), Buttolo racconta la storia di una grande amicizia tra due persone che si volevano molto bene, si stimavano e si rispettavano.
E che erano complementari sul lavoro: Stanlio pensava le gags e costruiva le storie, Ollio aggiungeva la sua verve e arricchiva le situazioni comiche.
Stan racconta al giovane fan alcune curiosità, come nacque per esempio il famoso giocherellare con la cravattina di Ollio, ma svela pure alcuni meccanismi del cinema comico come l’utilizzo dell’effetto ritardato utilizzato per prolungare la risata.
Ricordate quando in una scena Ollio scivola sulla banana e cade con la faccia sulla torta? La scena doveva finire così ma il regista intuì che si poteva aggiungere ancora qualcosa e chiese a Ollio di rimanere immobile e di alzarsi lentamente, ma molto lentamente, e di guardare in camera come per riflettere sul da farsi…
«Questo ritmo lento – racconta San al ragazzino – divenne una delle nostre peculiarità: il pubblico avrebbe potuto ridere non solo della caduta ma anche della ritardata reazione di Ollie».
«Se prima amavo Stanlio e Ollio, oggi grazie a disegni e alle parole di Gianluca Buttolo, li amo ancora di più – scrive nella prefazione Bruno Bozzetto, il più importante regista italiano d’animazione – e lo scoprire quanta fatica e quanti problemi si celasse dietro ogni loro pellicola, apparentemente spensierata e creata solo per “far ridere” rappresenta un insegnamento profondo per chiunque si avvicini a questa professione senza conoscerne i mille risvolti segreti».
Alla fine del libro, dopo la scritta The End, c’è una sorpresa: la lettera che Stan scrisse a Seth, questo il nome del ragazzino, per ringraziarlo di aver “diligentemente ascoltato i ricordi di questo vecchio permettendogli un viaggio, senza traccia di malinconia, nelle emozioni del suo passato”. Ma allora Buttolo ci ha raccontato una storia vera? Il giovane Seth è realmente esistito? Chissà...
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