La Sacile-Gemona, viaggio a... scatti ricordando la ferrovia della memoria

PAOLO MEDEOSSI. Le piccole ferrovie hanno sette vite. Prima o poi possono rispuntare sempre dalle nebbie del passato. Questo accade se attorno alla loro storia e ai loro destini si coagulano passione...
Di Paolo Medeossi

PAOLO MEDEOSSI. Le piccole ferrovie hanno sette vite. Prima o poi possono rispuntare sempre dalle nebbie del passato. Questo accade se attorno alla loro storia e ai loro destini si coagulano passione e impegno. Non si tratta di operazioni nostalgiche, un po' sterili e senza risvolti pratici. Basta vedere quello che sanno fare in nazioni dove la ferrovia è primattrice di culto, tipo la Svizzera, tanto per citare un caso. Il treno lì si pone da sempre al centro di un movimento turistico-culturale che produce solamente effetti positivi, in termini sociali ed economici. Chissà se anche dalle nostre parti si saprà essere altrettanto lungimiranti esplorando strade antiche fascinose. Tutto un popolo si è già messo in marcia in questo senso, unendo storici, appassionati delle locomotive, collezionisti, comitati di pendolari (i viaggiatori più coinvolti e attendibili). Il primo banco di prova, adesso alla portata, è proposto da una ferrovia speciale nella nostra regione. La Sacile-Gemona nasce infatti da una vicenda composita e unica, avendo assemblato tronconi che in origine erano stati immaginati per scopi diversi da quelli a cui vennero destinati. La linea attraversa buona parte dei territori provinciali di Pordenone e Udine collegando due centri che, pur distanti 75 chilometri, sono agli antipodi per tante caratteristiche e vicende proprie. Sacile è a un passo dal Veneto e ne respira tutta l'atmosfera, visibile nella delizia del centro, nelle viuzze disegnate attorno al duomo e al Livenza. Gemona invece ha l'austerità di un importante insediamento nel cuore della zona Pedemontana.

Mondi diversi, mondi friulani comunque, esempi concreti di quanto sia variegata la nostra terra che alla fine contiene un po’ di tutto. La vecchia ferrovia avvicinava quegli universi e tornerà a farlo quando avverrà la riattivazione, prevista nel 2018, tema questo centrale in un'iniziativa culturale che ha riacceso la scorsa estate l'attenzione e la passione attorno alla vecchia linea grazie a programmi su misura per coinvolgere nel modo giusto la gente, invitata a partecipare. E allora, per tirare le somme su quanto si è fatto, l'appuntamento ideale è per sabato 10, alle 17, nell'ex asilo di Grizzo, in Comune di Montereale Valcellina, dove sarà presentato un catalogo (bellissimo), intitolato Un viaggio a... scatti, dedicato alle immagini selezionate nel recente concorso fotografico, con 160 partecipanti, organizzato dal circolo “Per le antiche vie”, presieduto da Vittorio Comina, e dedicato alla ferrovia Pedemontana. Due le sezioni previste: una più specifica aveva come tema proprio la linea, mentre l'altra era incentrata sui paesaggi attraversati. La pubblicazione propone le foto vincenti, scattate rispettivamente da Alessando Zanet e Matteo Masin, più le altre scelte dalla giuria tecnica, composta da Giuliano Borghesan, Guido Cecere, Cesare Genuzio, Ermes Povoledo e Giuseppe Ragogna, e da quella dei sindaci delle zone interessate. Tutto questo patrimonio di umanità, lavoro e cultura può essere rianimato per dare impulso a nuove forme di turismo ferroviario in cui, come scrive nella prefazione del catalogo l'assessore Mariagrazia Santoro, la Regione Friuli Venezia Giulia crede. A tale scopo è stato firmato mesi fa un accordo quadro con la Rete ferroviaria italiana e con la Fondazione Fs. Anche di questo si parlerà sabato a Grizzo in un incontro al quale interverranno il critico Guido Cecere e i fotografi Cesare Genuzio e Danilo Rommel, che hanno curato sezioni specifiche nella recente mostra dedicata alle opere in concorso. Ci sarà pure Romano Vecchiet, direttore dei Civici musei di Udine e storico delle ferrovie. A fare gli onori di casa Vittorio Comina e Romina De Lorenzi. Dei treni abbiamo ancora bisogno perché, diceva lo scrittore Dino Buzzati, i treni assomigliano alla vita.

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