La lunga battaglia perché il Friuli avesse l’università cominciò nel 1945

Le prime richieste nell’immediato dopoguerra, ma i tempi  non erano maturi. Così la lotta riprese negli anni Sessanta
ANTEPRIMA Udine 3 APRILE 2006.INTITOLAZIONE LAPIDE FAUSTO SCHIAVICopyright Massimo Turco Foto Agency Anteprima Udine
ANTEPRIMA Udine 3 APRILE 2006.INTITOLAZIONE LAPIDE FAUSTO SCHIAVICopyright Massimo Turco Foto Agency Anteprima Udine

A Udine in Via Palladio, proprio davanti a Palazzo Florio, sede del Rettorato, una lapide reca in bella evidenza la seguente epigrafe: “Ta cheste viere cjase/ fra il 1968 e il 1972/ Fausto Schiavi/ President dal Moviment Friûl/ al à scombatût/ cun altris autonomiscj/ pe Universitât e pe rinassince/ dal popul furlan”.

A questo punto due sono le ipotesi: o la lapide dice il falso, oppure la lotta per l’Università friulana iniziò molto prima del 1972. Già nel 1945-1947 gli autonomisti chiesero l’istituzione di una Università a Udine. Poi, ricorda Gianfranco D’Aronco, “Tutto rimase lì, ché i tempi non erano maturi, come si usa dire quando sono immaturi gli uomini”.

L’istanza fu riproposta nei primi anni Sessanta. Visto che tutti i partiti erano concordi nel riconoscere l’unicità dell’Università di Trieste, il 7 ottobre 1964 l’Ordine dei Medici della Provincia di Udine (e di Pordenone in quel tempo), presieduto dal dottor Vincenzo Ilardi, votò un ordine del giorno per chiedere che la Facoltà di Medicina, prevista dal Ministro Gui a est di Padova, fosse istituita a Udine.

La richiesta suonò imbarazzante a Trieste, ma non a Udine, dove il 22 dicembre i maggiori enti pubblici (Provincia, Comune, Camera di Commercio, Cassa di Risparmio, governati dagli stessi partiti della maggioranza in Consiglio regionale) crearono il “Comitato di iniziativa e di studio per la istituenda Facoltà di Medicina”, e offrirono un’ampia area edificabile accanto all’Ospedale.

La classe politica triestina, oppose dapprima il muro di gomma e poi passò all’ostruzionismo, istituendo a Trieste la libera Facoltà di Medicina l’11 dicembre 1965: il gesto, che in quell’autunno appariva una sfida alle manifestazioni di massa degli studenti udinesi, creò il clima adatto alla nascita del Movimento Friuli, costituito il 9 gennaio 1966.

La manifestazioni erano state organizzate dai tre Circoli universitari di Udine, compattati da Raffaele Carrozzo, che era riuscito a ottenere l’adesione dei Circoli di Cividale e Tarcento.

Nel frattempo Giuseppe Gentilli, originario di San Daniele, docente di geografia nella University of Western Australia progettò la nostra Università in due saggi fondamentali pubblicati sul Bollettino della Camera di Commercio. : “Per una università friulana” nel novembre 1965 e “Geografia applicata e pianificazione universitaria” nel marzo 1966. Dimostrò così che il Friuli doveva avere la sua Università e che Udine ne era la sede ideale.

La lotta fu appoggiata da “Friuli d’oggi”, organo del Movimento Friuli; da “Int Furlane” di Etelredo Pascolo; dal settimanale “La Vita Cattolicca” diretto da Ottorino Burelli; da “Friuli Sera”, quotidiano di Alvise De Jeso; e da questo giornale, allora diretto da Vittorino Meloni.

Poi, a partire dal maggio 1968, l’erosiva “politica dei piccoli passi” fu praticata in Consiglio regionale dai tre Consiglieri del Movimento Friuli, Schiavi, Cecotto e di Caporiacco, che ebbero come interlocutori privilegiati Arnaldo Baracetti del Partito Comunista e Antonio Comelli della DC: il primo portò il suo partito ad accettare la doppia Università in Regione; il secondo fu l’artefice del fondamentale voto in Consiglio regionale del 9 luglio 1974.

Non posiamo poi dimenticare l’azione di Bruno Cadetto, Sindaco di Udine, in veste di presidente del Consorzio universitario, e il periodico “Corriere del Friuli”, e naturalmente le iniziative del Comitato per l’Università Friulana, fondato il 10 febbraio 1972.

Questa, in estrema sintesi, “La lunga preistoria dell’Università Friulana”, contenuta in un libro a firma dello scrivente, pubblicato dall’Istitût Ladin-Furlan “Pre Checo Placerean”. Vogliamo chiudere ricordando, a dimostrazione del coinvolgimento popolare prima del 1972, quanto cento emigranti, che davvero rappresentavano l’intero Friuli per i luoghi di residenza, scrissero dalla Guinea nell’autunno del 1970: “Vogliamo che il Friuli non sia noto nel mondo solo per ciò che fanno gli emigranti, ma anche per la sua Università”.

Quanti per otto anni prima del 1972, e anche in seguito, lottarono sui giornali e nei libri, nelle piazze e nelle aule parlamentari, meritano almeno il ricordo e la giusta collocazione.

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