La lotta di liberazione e la Brigata ebraica: un legame da ristabilire
Il gruppo reclutò persone con 54 diverse nazionalità. La presenza di striscioni è stata contestata dall’Anpi

Facile prevedere che anche quest’anno, nelle celebrazioni del 25 aprile, ci saranno le solite manifestazioni di intolleranza contro lo striscione della Brigata ebraica, la formazione di ebrei palestinesi che partecipò alla lotta di liberazione. Agli intolleranti gioverebbe la lettura di Gianluca Fantoni, Storia della brigata ebraica. Gli ebrei della Palestina che combatterono in Italia nella Seconda guerra mondiale (Einaudi, 2022), che si sofferma anche sulla memoria della formazione, e sulla sua politicizzazione.
Il primo luogo comune errato è che gli ebrei non combatterono il nazifascismo. È stato in realtà calcolato che essi furono un milione e mezzo, provenienti da tutto il mondo, distribuiti negli eserciti alleati, in maggior parte in quello sovietico. Senza contare episodi come quelli della rivolta del ghetto di Varsavia, o i tentativi all’interno dei campi di concentramento. Gli ebrei combattenti non portavano però le insegne della Stella di Davide, solo la Brigata ebraica lo fece, e solo essa fu una formazione composta unicamente di palestinesi, con un numero di effettivi tra le 4 e le 5 mila persone.
Tutto ebbe inizio nella Palestina del Mandato britannico (1920-38) dove gli inglesi puntarono dapprima a dar vita ad uno stato misto arabo-ebraico. Così, allo scoppio della guerra, concedere agli ebrei di Palestina di andare in guerra non semplicemente inquadrati nell’esercito britannico sarebbe equivalso a riconoscerli come gruppo etnico distinto. Nel corso della guerra, invece, furono proprio la consapevolezza dell’avvicinarsi della scadenza del Mandato e l’irrealizzabilità dello stato misto a far propendere il governo britannico per dar vita alla Brigata ebraica.
Nella Brigata vennero arruolati ebrei palestinesi che provenivano originariamente da tutto il mondo: alla fine le nazionalità sarebbero state 54. Per la gran parte non si trattava di “ebrei da sinagoga”, cioè religiosi, e la tendenza più diffusa era quella del sionismo classico, dunque socialista.
Sbarcati a Taranto nel novembre 1944, gli uomini della Brigata furono addestrati a Fiuggi, dove cominciarono a raccogliere voci su cosa stava succedendo nell’Europa occupata. Tra febbraio e marzo 1945 furono impiegati in alcuni combattimenti contro i tedeschi in Emilia, dimostrando valore e pagando il tributo di una cinquantina di morti. In aprile la Brigata fu fatta risalire dai comandi britannici verso nord-est e venne quindi bloccata, alla Liberazione, in Val Canale: due battaglioni a Tarvisio, mentre il terzo a Camporosso.
L’incontro con i primi reduci dell’Olocausto fece crescere tra gli uomini della Brigata il desiderio di vendetta contro i tedeschi. Gli inglesi abbandonarono il progetto di spostarli subito in Germania e così la Brigata ebraica funse da centro di raccolta di confine per i disperati che, liberati dai campi di sterminio, venivano indirizzati verso i campi di raccolta italiani, in attesa di fare “aliyah” (pellegrinaggio), cioè il ritorno verso Israele. Non fra tutti i superstiti alla Shoah, ad esempio fra gli italiani, la prima intenzione era quella di portarsi in Palestina, una terra sconosciuta senza uno stato, e quindi la Brigata funse anche da centro diffusore del sionismo, che è la dottrina che ha promosso la formazione di uno stato ebraico.
Uomini della Brigata ebraica furono coinvolti anche in attentati, a volte riusciti, contro uomini delle SS e ufficiali tedeschi, ad opera di gruppi segreti, che compirono le loro azioni in Austria e Germania nei mesi seguenti la guerra. È una pagina oscura e destinata probabilmente a rimanere tale, che testimonia come il desiderio di vendetta albergasse in quegli uomini, soprattutto dopo che, nel 1946, furono effettivamente dislocati tra Germania, Belgio e Olanda.
Comportandosi sempre più come un’organizzazione politica all’interno dell’esercito britannico, la Brigata fu sciolta nel 1946. In Italia, e solo in Italia, la memoria della Brigata ebraica è finita nel frullatore della polemica politica. La presenza di striscioni che ricordano la Brigata ebraica nelle manifestazioni del 25 aprile è stata contestata da rappresentanti della sinistra e dell’Anpi, sulla base di una lettura del conflitto israelo-palestinese basata sulla dicotomia imperialismo ebreo di destra vs. lotta di liberazione degli arabi palestinesi di sinistra.
Quanto sia strumentale questa semplificazione non serve nemmeno dirlo: la Brigata ebraica lottava contro i totalitarismi tedesco e italiano di destra, e Hamas, cioè l’attuale “governo”, degli arabi palestinesi non ha nulla dei valori e dei principi della sinistra.
È possibile restituire alla vicenda della Brigata ebraica una qualche verità storica?
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