La chiesa di Aquileia e gli antichi legami con l’Asia all’alba del cristianesimo: a Lignano l’incontro con Notti di mezza estate
Martedì 25 luglio Giampaolo Gri descrive un modello religioso pluralistico

LIGNANO. Si parlerà di chiesa aquileiese delle origini domani, martedì 25 luglio alle 21 al parco della Chiesetta di Santa Maria del mare a Lignano Pineta nell’ambito della rassegna organizzata dal Comune, Notti di mezza estate.
Dopo la lectio magistralis di Franco Cardini della settimana scorsa sulla ricchezza e complessità del medioevo inteso nella sua globalità e non meramente eurocentrico e come tale incubatore di tante caratteristiche del nostro presente, toccherà a Giampaolo Gri tenere le fila di un dialogo con chi scrive sulle peculiarità e le preziosità, non solo artistiche, della chiesa aquileiese ai suoi albori.
Una chiesa che è stata al centro di molti studi, di controversie anche teologiche e di un dibattito molto acceso proprio sulla sua derivazione dalla chiesa di Alessandria d’Egitto e la sua impostazione giudaico cristiana. Il perché lo abbiamo chiesto al professor Gri, già ordinario di Antropologia culturale all’Università di Udine.
«Per due ragioni la prima è legata alla ricerca di una sorta di identità specifica del cristianesimo aquileiese, rispetto al modello uniformante omogeneizzante dell’ortodossia romana. La seconda viene dalla scoperta a partire dagli anni ’50 di una quantità di testi e scritti dei primi due tre secoli che hanno obbligato e obbligano ancora oggi a pensare il primo cristianesimo come un cristianesimo plurale, ricco di fermenti, di discussioni, di modi diversi di pensare la cristologia, che si rifanno alla tradizione gnostica, di scritti del giudaismo, tutto un materiale che qualifichiamo in maniera generica sotto l’etichetta di scritti apocrifi».
Tutto questo grazie all’origine alessandrina, giudaico cristiana del cristianesimo aquileiese?
«Tutto questo ha spinto gli studiosi a mettere in primo piano il rapporto di Aquileia non tanto con Roma, ma, vista anche la sua posizione geografica, a sottolineare invece i legami economici intellettuali e spirituali con le chiese dell’Asia, e quella di Alessandria d’Egitto in particolare».
Questi legami che cosa hanno comportato all’epoca?
«A mettere in rilievo i due paletti distintivi del Credo di Aquileia, rappresentati dal tema del descendit ad infer(n)a, la discesa agli inferi di Cristo prima della Resurrezione, il tema della salvezza universale e non selettiva che è poi il tema di Origene. E l’altro aspetto è quello relativo alla resurrezione della carne contro le idee spiritualiste dello gnosticismo cristiano».
Ci sono poi aspetti culturali originali, come la celebrazione della Santa Sabida e la pratica delle danze estatiche, che si sono protratti nei secoli in Friuli.
«Questo è dovuto alla presenza in Aquileia di una tradizione giudaico cristiana che portava a mantenere anche all’interno del cristianesimo il carattere festivo del sabato. Sante Sabide in sé per un verso è la santificazione del sabato, per un altro sotto la spinta del monachesimo tedesco verso il Friuli può alludere alla festa mariana di Maria regina del sabato. Quanto alla scoperta di una cultualità impregnata dalla musica, i canti a due cori contrapposti, ad esempio, e dalle danze, questo lo si deve agli studi di Gilberto Pressacco. Che sottolinea il carattere simbolico dell’acqua sorgiva e i suoi poteri salvifici, che rimanda al nesso tra religione e guarigione, presente nel movimento dei terapeuti, che secondo Pressacco si può relazionare a quello dei Benandanti».
Che ci dice oggi tutta questa storia?
«Il cristianesimo d’Aquileia lascia due lezioni fondamentali: un modello religioso di tipo pluralistico, la capacità e la possibilità di pensare il cristianesimo in modi diversi, reciprocamente arricchente. L’altro tema è quello dell’universalismo, di una salvezza cioè pensata come universalistica, o è di tutti o di nessuno. Una salvezza che rompe i confini, aperta alla salvezza universale per l’umanità».
A completare la serata interventi musicali ispirati proprio ai temi trattati, uno per tutti il celebre schiarazule marazule, con il violino di Alessio Veniee e il contrabbasso di Marcello Bon, duo dell’Orchestra giovanile Filarmonici Friulani.
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