La battaglia di Paradiso l’ultimo atto eroico della Grande Guerra

valerio marchi
È uscito il pregevole e corposo volume “Prima che le trombe squillino le prime note di Pace. Bivio Paradiso, 1918-2018”, un’approfondita ricerca fortemente voluta dal Comune di Castions di Strada, edita da Kappa Vu con la collaborazione dell’Enaip. Autori e curatori sono Claudio Zanier e Paolo Strazzolini, ben noti agli appassionati di storia locale per altri scritti già pubblicati sulla Prima guerra mondiale.
L’intento del Comune nel commissionare l’opera è stato quello di cercare di ricostruire la storia di Castions di Strada: un paese di retrovia, certo, ma che ha riservato non poche sorprese nel terribile quadriennio della Grande Guerra.
Oltre a un interessante studio del territorio per meglio inquadrare i luoghi di cui si narra - terreni drasticamente modificati da successive bonifiche - la trattazione presenta un apparato documentale e fotografico inedito su Castions e Morsano di Strada in guerra.
Ma sono di notevole interesse anche le cronache e le fotografie tratte dall’archivio dell’associazione storica Tiliaventum e le immagini - in buona parte inedite - dovute sia ai militari della Croce Rossa che hanno fatto tappa con i loro ospedali da guerra nella scuola comunale almeno fino a Caporetto sia ai soldati che hanno partecipato ai corsi di difesa contro i gas a Casali Mangilli (nelle vicinanze di Castions, dove operò la prima scuola gas del Regio Esercito).
Il volume analizza i prodromi e i fatti accaduti a Paradiso di Pocenia il 4 novembre 1918, ricordati dalla storiografia nazionale come l’ultimo combattimento della Grande Guerra, allorché uno squadrone dei Cavalleggeri di Aquila caricò alcuni reparti austroungarici in ritirata.
Ricorre ora il centenario dell’inaugurazione del monumento sito in località Bivio Paradiso, che ricorda il sacrificio degli ultimi Caduti per la Patria: forse il primo eretto nel dopoguerra (le ricerche svolte non hanno potuto confermare questa vulgata). Su di esso gli autori si sono soffermati con attenzione, raccontandone la genesi, concentrandosi sui nominativi citati e confermando oppure smentendo, in alcuni casi, quanto riportato sulle lapidi.
A compendio del lavoro, si dimostra senza ombra di dubbio a chi debba essere riconosciuto il triste primato di ultimi militari uccisi in combattimento nella Grande Guerra sul fronte italiano.
Se l’alpino Riccardo Giusto, di Udine, fu certamente il primo soldato italiano che perse la vita nel conflitto, i sottotenenti Augusto Piersanti, romano, e Achille Balsamo di Loreto, napoletano, che guidarono la carica, furono infatti gli ultimi Caduti: loro due, e non Alberto Riva Villa Santa, come erroneamente si scrive, che invece cadde almeno un’ora prima della fine della guerra.
Anche altri tre cavalleggeri citati sul monumento (Giulio Marchesin, Carlo Sullo e Giovanni Quintavalli: questi i loro nomi corretti) morirono dopo la fine del conflitto, in conseguenza delle ferite riportate nella stessa carica. Gli altri soldati citati sulle lapidi si spensero o in altre circostanze o in conseguenza di malattia, ma il comune sacrificio suggerì di ricordarli nello stesso luogo della memoria. —
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