La battaglia di Nikolajewka: 80 anni fa l’ultima impresa delle penne nere in Russia
Il 27 gennaio è la ricorrenza dell’evento militare più significativo della tragica ritirata dalla steppa: gli alpini riuscirono ad avere la meglio su di un nemico più numeroso e meglio armato

UDINE. Il 26 gennaio 2023 è l’80° anniversario della battaglia di Nikolajewka, da ricordare perché è l’evento, più significativo della tragica ritirata di Russia.
L’epilogo tragico, ma felice, di una campagna bellica voluta da Mussolini che tra il 1941 e il 1943 inviò contro l’Urss complessivamente più di 250.000 soldati italiani di cui 57.000 alpini, di questi ultimi ne torneranno soltanto 16.000.
Nikolajekwka è l’impresa, del coraggio nella disperazione, l’ultima vittoria degli alpini nelle steppe innevate, nella bianca trappola mortale di piombo e di ghiaccio. In quell’occasione le penne nere riusciranno ad avere la meglio su di un nemico più numeroso, meglio armato, meglio attrezzato; in un attacco senza appoggio d’artiglieria, praticamente all’arma bianca; con volontà e sprezzo del pericolo supereranno con impeto ogni ostacolo di ferro e di fuoco andando oltre ogni sensato rischio pur di consentire il ritorno a casa di quanti più uomini possibile.

Durante la ritirata gli italiani dovettero respingere innumerevoli attacchi in terra sovietica, prima di Nikolajewka, infatti la vittoria guidata dalla Divisione Tridentina colta insieme alle decine di migliaia di alpini stremati, che le si accodarono, fu il frutto di un coraggioso irrefrenabile ultimo atto, ma anche e soprattutto, di una resistenza ad un continuo quanto logorante susseguirsi di attacchi rintuzzati, di battaglie combattute da tutte le Divisioni Alpine, schierate a ridosso della sacca che li intrappolava, e tutte desiderose di aprirsi un varco per passare al di là dell’accerchiamento.
Di fatto il 19 gennaio 1943 iniziò a Nowo Postojalowka il più rilevante scontro armato, per numero di reparti impegnati e di caduti, combattuto fra le Divisioni Alpine in ritirata e l’Armata Rossa e probabilmente fu questa lunga impegnativa battaglia che poi permise il miracolo a Nikolajewka.
Nella piccola località di Nowo Postojalowka le Divisioni Julia e Cuneense, due delle tre che componevano il Corpo d’Armata Alpino, giunsero stremate dalle grandi distanze percorse, dal freddo siderale, dalla mancanza di cibo e si trovarono ad affrontare un nemico che li attendeva arroccato a difesa in forze. La prima fase della battaglia iniziò intorno alle 12 del giorno 19, quando la colonna dell’8° reggimento alpini della Divisione Julia si trovò sulla propria strada ingenti truppe sovietiche, che avevano fortificato le isbe del piccolo villaggio, situato sulla strada ghiacciata. Le divisioni alpine in ritirata avevano la necessità di percorrerla per andare oltre le linee. Gli alpini iniziarono ad attaccare ripetutamente le posizioni avversarie, i battaglioni Gemona, Tolmezzo e Cividale appoggiati con quel che rimaneva dall’artiglieria del gruppo Conegliano, si lanciarono in assalti furiosi, che vennero sempre respinti dai russi.
Nella notte la Julia fu raggiunta dai battaglioni della Cuneense; i comandanti delle due Divisioni concordarono di lanciare nuovi attacchi all’alba. Gli assalti degli alpini, condotti con la forza della disperazione, continuarono per giorni, ma furono sempre respinti dai cannoni e dalle mitragliatrici russe e dalle incursioni temibili dei carri T34.
Vennero praticamente annientati i battaglioni alpini Saluzzo, Ceva, Borgo S. Dalmazzo, Dronero e Mondovì della Cuneense e Tolmezzo, Gemona, e Cividale della Julia. Nella dura battaglia di Nowo Postojalowska, l’unica combattuta sul fronte orientale esclusivamente da truppe italiane, senza il concorso, seppure minimo, di reparti o mezzi corazzati tedeschi, la Divisione Cuneense venne decimata, i superstiti continuarono ad avanzare combattendo nel tentativo di raggiungere la Tridentina a Nikolajewka, l’inseguimento si concluderà solo il 27 gennaio quando la cattura degli ufficiali al comando e degli ultimi contingenti decretò la fine definitiva di quella Divisione alpina.
Dalla battaglia riuscirono a sganciarsi anche i resti della Divisione Julia che iniziarono una faticosa marcia che si concluse col ricongiungimento con la Tridentina a Nikolajewka dei sopravvissuti.
Quella di Nowo Postojalowska, non fu un’inutile sconfitta, perché le due Divisioni Cuneense e Julia impegnarono in modo serio gran parte delle forze russe distogliendole proprio da Nikolajewka, indebolendo i russi in quel settore e quindi facilitando lo sfondamento italiano e rendendo più lenta e difficoltosa la cattura di migliaia di alpini che superando l’accerchiamento riuscirono a mettersi in salvo.
La vittoria della Tridentina a Nikolajewka, la si deve, senza ombra di dubbio, anche alla onorevole sconfitta della Julia e della Cuneense a Nowo Postolowka.
Nella drammatica ritirata di Russia morirono e furono fatti prigionieri decine di migliaia di alpini e soldati italiani. La stragrande maggioranza degli alpini sopravvissuti, ritornati in Italia nel ’43 non avrebbero più imbracciato le armi né per il Duce, né per il Re, si sarebbero rifugiati nelle loro montagne, per resistere e per partecipare alla costruzione di una nuova Italia, e poi alla stesura di una costituzione repubblicana che ribadisse, in modo categorico, che “l’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa delle libertà degli altri popoli e come mezzo delle controversie internazionali”. —
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