Intelligenza dei confini: la Milanesiana a Gorizia con Magris e Sokurov

L’appuntamento è fissato per il 16 luglio al Teatro Verdi, interverrà la direttrice e fondatrice Elisabetta Sgarbi

Margherita Reguitti
Elisabetta Sgarbi porta la Milanesiana a Gorizia
Elisabetta Sgarbi porta la Milanesiana a Gorizia

Elisabetta Sgarbi porta la Milanesiana a Gorizia per leggere e approfondire il tema “L’intelligenza dei confini” attraverso la sensibilità di acume interpretativo e visionario di due grandi intellettuali: lo scrittore e docente universitario Claudio Magris e il registra documentarista russo Aleksandr Sokurov.

L’editrice e regista, premio Amidei per la cultura cinematografica nel 2024, ha sempre avuto un’attenzione particolare per la città e, in occasione dell’anno della Capitale europea, l’ha scelta per una delle tappe della 26esima edizione della manifestazione nazionale da lei creata e diretta, vertice di connessione fra letteratura, musica, cinema, scienza e arti visive.

La scelta tematica del 2025 è “intelligenza”, concetto multiforme cardine di flessione, dialogo e confronto. Intelligenza declinata non solo nell’imperante contemporaneo “artificiale”, ma guardando al valore filosofico, al pensiero antico e universale delle sue diversità: della natura, dell’etica e sollecitazione al pensiero, della morale, degli individui e dei sistemi sociali complessi, dall’economia alle nazioni, ai confini. L’appuntamento è per il 16 luglio alle 21 al Teatro Verdi del capoluogo isontino per l’attesa lettura di Claudio Magris, Premio Strega 1997, voce e interprete della letteratura di frontiera geografica, dalla Mitteleuropa ai Balcani, e dell’umano, espressa con linguaggi diversi dal romanzo al saggio alla drammaturgia teatrale.

Con lui il maestro assoluto del cinema a cavallo di due secoli e mondi, il regista e documentarista Aleksandr Sokurov, Leone d’Oro a Venezia, acclamato nei festival di Berlino, Cannes e Toronto, Pardo d’onore a Locarno. Considerato uno dei migliori registi europei contemporanei, nei suoi lavori metafisica, storia e politica si intrecciano in modo indissolubile lacerandone i confini e i generi narrativi.

Suo il linguaggio definito documentarismo lirico nel quale il "dato" mostrato è costituito da immagini o deliranti visioni di sogno. Come documentarista, attraverso interviste, film di inchiesta o di analisi storica, restituisce il senso del drammatico passaggio dal crollo dell’Unione Sovietica al formarsi della nuova Russia, intenta a ricreare il grande passato di potere religioso, politico e militare. Un’eccezionalità di stile e forza di narrazione che caratterizza in particolare alcune delle "elegie" composte dal 1986 al 2006.

Lavori pervasi dalla spinta creativa nel muoversi e dare realtà a contenuti oltre ogni schematismo comune. In particolare è autore di una "trilogia del potere" nella quale i dittatori del secolo breve sono i protagonisti; “Moloch” incentrato su Hitler, premio per la migliore sceneggiatura a Cannes, “Toro” focalizzato su Lenin, e “Il Sole” nel quale il protagonista e l'imperatore giapponese Hirohito.

Film nei quali in primo piano sono la costituzione e il disfacimento dei totalitarismi del ’900 con la loro scia di sopraffazione del male sul bene e il capovolgimento di rapporti nell’equilibrio di potere mondiale.

Con uno stile di montaggio visionario e simbolico, egli mostra il rapporto tra la dittatura e i corpi, la particolare articolazione che il dominio totalitario impone alla psiche e alla stessa fisiologia dei suoi sudditi.

A Gorizia Sokurov dialogherà con Aliona Shumakova, traduttrice, selezionatrice di film russi e dell’est per la Mostra del Cinema di Venezia, la Festa del Cinema di Roma e la parigina Quinzaine des Réalisateurs, nonché curatrice di rassegne e retrospettive cinematografiche internazionali.

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