Il ruolo della famiglia e l’omologazione: Gigli invita a riflettere
serve solidarietà
“Vita e famiglia. Antidoti all’omologazione culturale” è il titolo del libro che il professor Gian Luigi Gigli, direttore della Clinica neurologica all’ateneo friulano ha pubblicato per le Paoline. Domani, alle 17.30, in sala Ajace a Udine lo presenterà su invito del Forum delle Associazioni Familiari, del Centro di aiuto alla vita e dell’associazione Famiglie Numerose. Dialogherà con Giancarlo Blangiardo, professore di Demografia all’università di Milano Biccoca.
Gian Luigi Gigli
Un cambiamento epocale sta declassando la vita come diritto primigenio e la famiglia come istituzione fondamentale. È in atto il tentativo di togliere all’uomo la caratteristica di essere unico e irrepetibile; che nasce da un padre e da una madre e non come un prodotto di laboratorio; per dono e non per un progetto da scartare se non riuscito; che ha valore e dignità sempre, anche se disabile o morente; la cui identità sfugge al controllo. Il progetto dell’uomo come foglia al vento in balia del potere che si sta già dispiegando, attraverso leggi, pressioni dei media, condizionamenti sociali, interventi della magistratura.
L’aborto ha legalizzato il diritto sulla vita dell’essere umano più fragile e indifeso, da garantire sempre, anche a fini di un’eugenetica che dà diritto di cittadinanza solo ai sani. La fecondazione in vitro ha ampliato le possibilità di selezione. Oggi la donatrice di gameti, la donna che porta in grembo il bambino e la madre che lo cresce possono essere tre persone diverse.
Le unioni civili sembrano avallare la pretesa di due persone dello stesso sesso di diventare genitori, dando avvio a un rischioso esperimento educativo, del quale sono ignoti gli esiti sulla psiche dei bambini. È in atto anche la demolizione dell’ultima e più resistente identità, quella sessuale, che l’ideologia gender vorrebbe banalizzare a opzione mutevole e intercambiabile.All’altro estremo cresce la pressione sugli esseri ritenuti ormai inutili affinché si tolgano dalla scena, rinunciando alla cure in cambio della possibilità di esorcizzare la morte con la sedazione terminale. I tutori o i giudici si preparano a lasciare morire “per il loro bene” coloro che non sono in grado di autodeterminarsi, ritenendo priva di dignità la vita in certe condizioni. Dopo la legge sul biotestamento, la Corte Costituzionale sta usando il processo a Cappato per legalizzare il suicidio assistito, ultima tappa prima della introduzione dell’eutanasia.
Muovendo dalla cronaca, dal dibattito parlamentare e dalla giurisprudenza, questo volume propone pensieri non allineati, per andare oltre la corrente che confonde ogni identità nell’indistinto dell’omologazione culturale collettiva.
Per uscire dalla trappola, da cui già Pasolini metteva in guardia, l’ideologia individualista dei diritti civili dovrà cedere il passo a una visione comunitaria e solidaristica, centrata sui diritti umani, la giustizia sociale e la verità antropologica. Sta crescendo la consapevolezza che la nostra Italia non ha futuro, senza famiglie fatte dall’unione, stabile e aperta alla vita, di un uomo e una donna. Su questa consapevolezza occorre far leva per un’inversione culturale. —
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