Il post di Jovanotti su Pierluigi per 2 milioni 434 mila persone

16 novembre ore 11.17. Lorenzo Cherubini in arte Jovanotti posta sulla sua pagina Facebook (seguita da 2.434.619 persone), una fotografia in cui, sorridente tiene tra le mani il libro di poesie di...
Di Fabiana Dallavalle

16 novembre ore 11.17. Lorenzo Cherubini in arte Jovanotti posta sulla sua pagina Facebook (seguita da 2.434.619 persone), una fotografia in cui, sorridente tiene tra le mani il libro di poesie di Pierluigi Cappello. “Stato di quiete. Poesie 2010-2016” scrive l’artista a commento del “post”, è bellissimo. Ogni verso, ogni poesia di questa raccolta scritta in 2190 giorni è una porta che si apre sulle profondità della vita… se passate da una libreria sfogliatela, e poi compratela, costa 12 euro e secondo ne vale almeno 12 mila». L’amicizia tra Jovanotti e Cappello, nata un paio di anni fa, dopo un primo contatto via tv, in cui l’artista toscano cantava una lirica del friulano, ha dato esito a una prefazione che introduce un libro che viene alla luce dopo sei anni di quiete apparente e apparente silenzio. Inutile dirlo, avrà il merito di rendere popolare e conosciuto ai fan del cantante che hanno condiviso il post 315 volte, non solo l’opera di un poeta grandissimo, dalla voce potente, ma il lato più misterioso della sua produzione spiegandolo con parole semplici e piene di sincera ammirazione. Jovanotti è un fan di Pierluigi e si capisce, leggendo tra le righe che è un artista attento e sensibile. «Un anno fa – scrive Jovanotti – proprio in questo periodo, avevo fatto il “direttore” per un giorno a La Stampa e così domandai a Pierluigi tramite il suo editore se aveva dei versi inediti da darci. Lui mi mandò “Colori” (che è anche in questo libro, la più lunga della raccolta, un breve bellissimo poema) e così parlammo al telefono e poi altre volte e anche se non ci mai incontrati di persona siamo diventati amici. Adesso noi viviamo in un tempo in cui le parole hanno l’aria di non contare nulla proprio perchè sono dappertutto, siamo inondati di parole, uno dice una cosa e il giorno dopo ne dice un’altra. Si emettono giudizi, si danno voti, si isolano pezzi di frase per vincere e per convincere, perfino per ammazzare qualcuno, e poi si chiede scusa, ok. I poeti, quelli veri, Pierluigi Cappello, per esempio, lavorano in clandestinità rispetto alla “comunicazione”, servono proprio a tenere viva la brace sotto tutta questa cenere di parole bruciate». E poi il consiglio, scanzonato: «Io da qualche giorno lo tengo nel portaoggetti dello sportello della macchina, quando mi fermo lo sfoglio, è un buon metodo di lettura. Però quando scatta il verde ripartite mi raccomando sennò dietro si incazzano e hanno ragione, non è che uno può leggere poesie ai semafori. Per questo hanno inventato le rotonde, per dissuadere i lettori di poesia agli stop, che la poesia è molto pericolosa, immagino che lo sappiate, è come la libertà».

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