Il pensiero di don Pierluigi Di Piazza: costruire la pace ogni giorno

Un impegno importante in un mondo dove sono in corso 61 guerre, il primo gennaio 2024 si celebra la 57ª giornata mondiale della pace

Vito Di Piazza
Il primo gennaio 2024 si celebra la 57ª giornata mondiale della pace dalla prima voluta da papa Paolo VI
Il primo gennaio 2024 si celebra la 57ª giornata mondiale della pace dalla prima voluta da papa Paolo VI

UDINE. Il primo gennaio 2024 si celebra la 57ª giornata mondiale della pace dalla prima voluta da papa Paolo VI. Si tratta di porre attenzione alla più grande e permanente questione dell’umanità, sempre auspicata ma di fatto continuamente tradita, sconfitta, smentita , ferita; è proprio il caso di dire insanguinata. L’indicazione del primo giorno dell’anno è fortemente simbolica, come a dire che l’impegno per costruirla dovrebbe essere continuativo, giorno dopo giorno.

Parlare di giornata mondiale della pace in un mondo in cui ci sono ben 59 guerre spesso dimenticate, più i due recenti conflitti Russia-Ucraina e Israele-Hamas, può sembrare un’ utopia.

Ogni guerra oltre alla morte dei militari provoca migliaia di vittime civili come stiamo assistendo tra cui bambini, donne ,persone anziane e milioni di profughi. Sembra paradossale, con riferimento in particolare ai due ultimi conflitti, che non vengano imposti ai contendenti tavoli di trattative, corridoi umanitari, sospensione duratura degli stessi conflitti in attesa di trovare accordi per soluzioni di pace.

È sconfortante poi come venga calpestato continuamente il diritto internazionale durante le guerre; l’esempio più eclatante è il bombardamento dell’ospedale Al-Shifa a Gaza; gli ospedali dovrebbero comunque essere in ogni caso salvaguardati.

Di fronte a una guerra è sempre doveroso cercare di analizzare le cause: strategie geo-politiche, conquiste di risorse, conferma di poteri e di alleanze o loro cambiamento; nazionalismi, supremazie, armi ed apparati tecnologici da vendere, comprare, usare. Nello stesso tempo sorge una domanda ineludibile, antropologica che riguarda l’essere umano.

Perché è così facilmente disponibile ad azioni violente, omicide, distruttive con le armi; a rendersi protagonista di azioni che fino a poco tempo prima aveva considerato inaccettabili, disumane. E ancora, perché è così facilmente disponibile a ubbidire a un sistema di violenze e di guerre, a ordini che sono portatori di conseguenze tragiche; perché è così timoroso e frenato nell’obiettare in coscienza a ciò che è ingiusto e disumano.

Mio fratello don Pierluigi Di Piazza affermava: «Cadano le distinzioni fra guerre giuste e ingiuste, difensive e preventive, reazionarie e rivoluzionarie. Ogni guerra è un fratricidio, oltraggio a Dio e all’uomo».

La spesa dell’Italia nel 2019 per la fabbricazione delle armi è stata di 27.8 milioni di dollari, pari all’1.3% del Pil nazionale; e da molti anni ormai l’Italia è tra i primi dieci Paesi al mondo nella produzione e vendita delle armi.

Pensando al futuro, ai giovani, alla scuola, alla ricerca, alla sanità, all’ambiente, si evidenzia l’assurdità di tali investimenti, a fronte di risorse sempre deficitarie.

Dice Pierluigi: «La questione della pace non è fra le altre, bensì quella decisiva, dirimente tutte le altre. Che senso ha parlare di cultura se non per favorire la pace? E quale etica se non orienta nella stessa direzione? E quale economia se non quella della giustizia indispensabile per la pace? E quale politica se non pone come priorità la costruzione della pace? E che senso avrebbero le fedi religiose se non coinvolgono costantemente nell’educazione e nell’impegno per la giustizia, la pace, la salvaguardia dell’ambiente vitale? La pace non è solo assenza delle guerre, bensì il progetto di un’umanità di giustizia accoglienza, fratellanza, custodia premurosa di tutti gli esseri viventi; comincia con la pace con se stessi e con gli altri, con la liberazione dalla violenza nelle sue diverse manifestazioni fino a quella delle armi tutte, con attenzione particolare a quelle nucleari».

La costruzione della pace è un compito arduo e mai concluso. Nelle chiese, insieme alle preghiere per la pace , si dovrebbe in modo molto più esplicito “nominare le cose”, assumere le questioni e diffondere sensibilità e impegno per affrontarle.

Per ogni giornata mondiale della pace è indicato un tema, data la molteplicità e l’intreccio delle diverse questioni che riguardano la sua costruzione.

Per l’inizio del 2024 papa Francesco ha proposto l’attenzione e riflessione “Intelligenze artificiali e pace”. Il papa sollecita un dialogo aperto sul significato di queste nuove tecnologie , dotate di potenzialità dirompenti e ambivalenti.

Richiama la necessità di vigilare affinchè non attecchisca una logica di violenza e discriminazione nel produrre e nell’usare tali dispositivi a spese dei più fragili ed esclusi, perché l’ingiustizia e le diseguaglianze alimentano conflitti e antagonismi.

Con le nuove tecnologie si stanno progettando armamenti sempre più sofisticati, fino alla prospettiva concreta di avere un giorno anche armi e veicoli militari capaci di prendere decisioni in piena autonomia. Vengono ipotizzati nel Pentagono scenari per la prima possibile “guerra con intelligenza artificiale”.

Le nuove tecnologie, create per migliorare la nostra società, vengono sempre più spesso utilizzate anche per fare la guerra.

La guerra moderna si combatte in acqua, terra, cielo, spazio, web, a cui si aggiungono attacchi finanziari, gestione di profughi, eccetera.

L’Europa sta investendo miliardi in nuove tecnologie di guerra; il fondo europeo per la difesa assegnerà 8 miliardi in 7 anni. È necessario utilizzare la tecnologia in modo responsabile perché sia al servizio dell’umanità senza indebolire le relazioni umane e l’arte del pensare.

Il richiamo di papa Francesco è quindi più che mai importante. Sulla tomba di padre E. Balducci è scritto: «Gli uomini del futuro o saranno uomini di pace o non saranno»; nella sua duplice accezione , non saranno più perché si autodistruggeranno e non saranno degni di essere chiamati umani se non costruttori di pace.

Pierluigi è stato un profeta di pace. Il 31 dicembre per molti anni ha contribuito a organizzare la marcia della pace Zuglio-San Pietro in Carnia, comunicando sempre una pregnante e significativa riflessione. Nella marcia di quest’anno, facendo proprie le parole di don Ciotti : «quanto ci manca Pierluigi!», la sua assenza si farà sicuramente tanto sentire. Per il suo instancabile impegno per la pace a tutti i livelli, è stata intitolata anche a Lui nel maggio 2023, la marcia nazionale per la pace Perugia-Assisi.

Riproduzione riservata © Messaggero Veneto