Il monologo della Signorina Else è la denuncia della crisi dei valori

PORDENONE. Il grande teatro “di parola” in scena al Verdi di Pordenone da martedì 4 a giovedì 6 dicembre (sala Spazio Due, alle 20.45) con il classico di Arthur Schnitzler “La Signorina Else”, nell’allestimento di un maestro del nostro tempo, il regista Federico Tiezzi che firma anche la drammaturgia dello spettacolo insieme a Sandro Lombardi e Fabrizio Sinisi.
La proposta è inserita nello speciale percorso “Tra letteratura e teatro”, ideato dalla curatrice prosa del Teatro Verdi, Natalia Di Iorio, condiviso dalla Fondazione Friuli che lo sostiene e dalla Fondazione Pordenonelegge.it, con la media partnership di Radio RAI 3.
Non a caso: il testo di Schnitzler è infatti esemplare per la centralità della parola, che alimenta il vibrante monologo interiore della protagonista. Uno “stream of consciousness” capace di indagare i più intimi meccanismi della psiche, e al tempo stesso di analizzare lo deformazione dei valori individuali e culturali del tempo dell’autore, che riecheggiano in un oggi privo di riferimenti.
In scena il pubblico troverà un’interprete di straordinaria intensità, l’attrice ronconiana Lucrezia Guidone, affiancata da Martino D’Amico e diretta con mano esperta e sicura da Federico Tiezzi. Al Verdi valore aggiunto sarà la versione originale dell’allestimento, che permetterà al pubblico, raccolto intorno agli attori, di avvicinarsi anche emotivamente alla vicenda, con musica dal vivo.
Biglietti a partire da 12 euro per gli Under 26, 20 euro intero, disponibili on-line e nella biglietteria del teatro aperta da domani dalle 16 alle 19. Informazioni: 0434.247624, biglietteria@comunalegiuseppeverdi.it e www.comunalegiuseppeverdi.it
“La Signorina Else” è una spietata radiografia della società austriaca negli anni Venti, un misto di superficialità mondana e cupo cinismo, dove una famiglia non esita a sacrificare la figlia sull’altare del dio denaro. Il testo è tutto incentrato sul tumulto dei pensieri che si affollano nella mente di un’adolescente: una vera e propria dissezione dell’anima che ci riporta agli anni in cui nasceva la psicanalisi.
Collega e corrispondente epistolare di Freud, Schnitzler scrisse questo mirabile testo nel 1924 con la tecnica del monologo interiore, svolgendo sul piano artistico un’analoga funzione a quella del grande medico viennese sul piano psicologico: una sorta di scoperchiamento di un vero e proprio vaso di Pandora che fino allora aveva tenuto nascoste le pulsioni ‘innominabili’ di un’intera società.
Per questo la novella di Schnitzler è di fatto una tragedia della coscienza moderna, sul cui sfondo si riflette il clima della grande cultura viennese della finis Austriae e della società borghese del tempo, corrotta fin nel nucleo familiare, attenta unicamente a istinti e falsi valori, pronta a sacrificare l’innocenza in nome di denaro e apparenze sociali.
Else, affidata in scena all’interpretazione di Lucrezia Guidone - agli esordi con Ronconi e già con Tiezzi nel Calderón di Pasolini - è una appassionata fanciulla che, alle prese con i primi turbamenti sessuali e le prime fantasie erotiche, viene indotta dalla famiglia a mostrarsi nuda in cambio di denaro per salvare il padre dalla bancarotta. L’intero testo di Schnitzler vive delle reazioni di Else a questa sordida richiesta. Sulla scena, in un gioco di flashback, Tiezzi sceglie di mostrare la giovane ormai morta mentre rievoca la sua vicenda a ritroso. —
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