Il mito John Landis, Brachetti-Fregoli e Stanlio e Ollio inediti

PORDENONE. Un programma vastissimo, ma anche star da red carpet quest’anno alle “Giornate del Cinema Muto” di Pordenone, che si rinnoveranno da sabato 3 a domenica 11 ottobre, dedicate a Jean Darling, bambina prodigio, una fra le ultime star del Muto, che non ha mancato un’edizione dal rientro del festival a Pordenone, morta proprio pochi giorni fa.
Ci sarà John Landis, regista di culto - tra i suoi titoli piú famosi “The Blues Brothers”, “Animal House” e “Un lupo mannaro americano a Londra”, Oscar per gli effetti speciali. Entrato nella leggenda anche per “Thriller”, il videoclip con Michael Jackson.
«Lo seguirà da spettatore», dicono gli organizzatori, ma è chiaro che un personaggio del suo calibro non passerà inosservato.
Chi si farà certamente notare sarà Arturo Brachetti, quando - il 7 ottobre, alle 14.30, venti minuti tutti da godere - presenterà il programma che il festival dedica quest’anno a Leopoldo Fregoli, di cui è erede con un talento riconosciuto a livello internazionale (l’attore tornerà in regione a Udine il 6 e 7 dicembre al Teatrone con “Brachetti che sorpresa).

E tornerà Richard Williams, presenza che chi frequenta le Giornate dà ormai per scontata’ ma che tale non è, considerando che siamo al cospetto del genio dell’animazione piú volte premiato con l’Oscar. Il “papà” di Roger Rabbit, oltre che autore della sigla del festival, presenterà i primi minuti del suo ultimo lavoro, “Prologue”.
Come e piú di sempre l’edizione 2015 del festival, che prima di qualunque altro evento «ha costituto il primo mattone sul quale Pordenone ha costruito il suo profilo di capitale culturale della regione» (cosí il sindaco Claudio Pedrotti, ieri mattina, nel foyer del Teatro Verdi che ospiterà il festival, nel corso della presentazione del programma) offre un quadro piú esaustivo della vitalità della settima arte nei primi formidabili decenni del secolo scorso.
Una panoramica, illustrata per le Giornate dal presidente Livio Jacob, da Carlo Montanaro e Giuliana Puppin, che porterà a esplorare cinematografie di paesi lontani come America Latina, Giappone, Russia, a visitare città come Parigi, Praga, Liverpool, a conoscere l’altro lato del cinema sovietico con la seconda parte del programma “Risate russe” già iniziato lo scorso anno (e sarà proiettato anche il capolavoro di Eisenstein “Ottobre”, anticipando le celebrazioni del centenario della Rivoluzione del 1917), a riscoprire opere meno conosciute di alcuni grandi maestri come Victor Fleming, Ernst Lubitsch, Tod Browning e a ritrovare grandi kolossal come “I miserabili” e “Il fantasma dell’Opera”.
E proprio “I miserabili”, secondo David Robinson, storico direttore del festival collegato via skype con la conferenza stampa, è uno dei tre eventi “assolutamente da non perdere”. Opere letteraria fra le piú adattate dal cinema (qui nella trasposizione del 1920), di Henry Frescourt, il 7 ottobre si approprierà dello schermo del Verdi per piú di sei ore (con intervallo per la cena), segnando un’impresa eroica: quella di Neil Brand che accompagnerà al pianoforte il film in tutte e quattro le sue parti.
Gli altri due “consigli” di Robinson indicano “Fregoli” e “Maciste alpino”, che, anche grazie alla fondamentale partecipazione della Fondazione Crup, inaugurerà le Giornate, pellicola del 1916 che testimonia l’entrata dell’Italia nella prima guerra mondiale, diretta da Luigi Maggi e Luigi Romano Borgnetto. La stessa sera anche “Romeo und Julia im Schnee” (“Romeo e Giulietta sulla neve”), una libera trasposizione del dramma shakespeariano firmata da Ernst Lubitsch nel 1920.
Arriva anche la coppia comica piú amata, Stanlio e Ollio: fra gli eventi speciali, venerdí 9 ottobre in prima serata, “The battle of the century” (La battaglia del secolo) di Clyde Bruckman e Hal Roach. E poi “Sherlock Holmes” di Arthur Berthelet del 1916, con William Gillette, colui che fissò definitivamente l’immagine del piú celebre detective del mondo, con la pipa curva in bocca e il berretto da cacciatore in testa.
Ancora nella sezione eventi speciali “Chuji Tabinikki”(“Diario di viaggio di Chuji”) di Daisuke Ito, considerato a lungo uno dei grandi capolavori perduti del cinema giapponese, con la narrazione benshi (la tecnica che prevede il commento dal vivo di un attore) di Ichiro Kataoka e l’accompagnamento dell’ensemble musicale Otowaza.
Chi è piú attratto dal divismo americano non potrà mancare la retrospettiva dedicata a Victor Fleming, il regista di “Via col vento” e del “Mago di Oz”, mentre Douglas Fairbanks sarà protagonista del film di Fred Niblo “Il segno di Zorro” del 1920. Tutti i dettagli sul sito www.giornatedelcinemamuto.it
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