«Il mercato mondiale “spia” e vuole copiare il festival»

UDINE. Inutile, l’Europa del cinema è costretta a bilanciare gli sguardi nuovi, prevedendo gittate consistenti se in discussione c’è la forza e il futuro del mercato. L’effetto orientale comincia a rimbalzare con prepotenza nel vecchio continente, provocando se non altro ipotesi e strategie.
«E non è casuale - spiega Thomas Bertacche - che Francesca Cima della Indigo film, quella de La grande bellezza per capirci, e il direttore di Cinecittà-Luce Roberto Cicutto, siano passati a trovarci per cogliere i segnali di una rinnovata via della seta».
Far East Film, come ha detto anche Jackie Chan, «è il più efficace testimonial delle nostre opere». E lui, la star di Hong Kong, non avrebbe nemmeno esaminato una proposta italiana d’invito se non confortata da un riverbero internazionale del festival.
«Non avremmo mai potuto permetterci un divo come Chan senza la sua determinazione a esserci. Lui appartiene a quella categoria di personaggi che si muovono con budget lunari. Diciamo qualche centinaio di migliaia di euro. Il discorso si può tranquillamente sovrapporre al caso Hisaishi, un altro grande - dice Bertacche - che non si accontenta con facilità. Per correttezza non vorrei svelare il suo cachet, ma vi garantisco di un’onestà non comune».
Forse entrambi ci tenevano a finire nel calendario udinese, altrimenti provate a chiedere ai loro manager qualche informazione per un’eventuale richiesta a farli salire su un palcoscenico.
«Abbiamo cercato di fornire loro il massimo confort, ben sapendo qual è lo standard del lusso delle divinità. Seppure potendo pretendere qualche sfizio, nessuno dei due, per rispetto, si è avventurato in richieste assurde. Una soltanto per Chan: un maggiordomo personale».
L’ideogramma della crisi, in Cina, corrisponde a quello di opportunità e ciò la dice lunga sull’orientale modo di affrontare le difficoltà. Il momento è sfavorevole, fa male soltanto a ri-sottolinearlo, ma è nella filosofia occidentale marcare le negatività, escludendo di fatto lo sguardo ottimista. Comunque, ci aggiriamo in zona lamentale per esaltare un risultato.
«Un quaranta per cento in più - srotola percentuale la Baracetti - rispetto all’edizione numero sedici. E con ciò s’intende incassi, gadget, insomma il movimento attorno a questi dieci giorni di festival». Mentre tutti s’incantano sulle curve al ribasso, il Feff inverte il trend.
E su questo dovrebbe ancor più e approfonditamente ragionare la politica. Regionale e nazionale. L’indotto fareastiano è davvero pazzesco. E il Friuli Venezia Giulia deve tenerne conto. Senza costi stellari, il giro d’affari è davvero goloso. Si può trascurare, oggi come oggi, un risultato certo nell’epoca dell’incertezza?».
Aggiunge Bertacche: «Pensate soltanto a un gruppo folto di stranieri esigenti che si entusiasma per i vini e per la grappa. Un regista di fama, da sempre innamorato del marchio francese, da quando degusta il nettare nostrano, ha fatto outing, ammettendo l’improvviso tradimento».
Non lasciamo il cinema in coda per dimenticanza o per calo di rispetto, tutt’altro. Anzi, il programmone 2015 come non mai, azzardiamo, ha scaldato la platea del Nuovo.
«Il lavoro lungo un anno per cercare il meglio d’Oriente che meglio si adatti al gusto dell’Occidente - afferma Baracetti - evidentemente paga. Sempre più sommersi dalle proposte». Lei non lo direbbe mai, è troppo modesta per farlo. Ma la realtà è che tutti vogliono il Far East.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto