Il genio di Mirko e le Ardeatine: il capolavoro a Casa Cavazzini

UDINE. Quante forme può assumere la celebrazione della memoria? Infinite, specialmente se si chiede all’arte di prendersene cura. La vicenda della cancellata maggiore del Mausoleo delle Fosse Ardeatine di Roma realizzata nel 1950 da Mirko Basaldella, racchiude in sé tutta la forza di un’opera d’arte che decide di farsi testimone della storia.
Proprio mercoledì 1 febbraio questa vicenda straordinaria è stata raccontata in una Casa Cavazzini stracolma in occasione della presentazione del disegno preparatorio della cancellata, consegnata in comodato d’uso gratuito ai Civici Musei dalla Fondazione Friuli che al tempo l’acquistò dall’antico Monte di Pietà e dalla Cassa di risparmio di Udine e Pordenone.
«Conoscere il percorso ideale che ha portato alla creazione di un’opera d’arte – ha affermato la curatrice Vania Gransinigh – ci permette di apprenderne il valore morale. Mirko ha dovuto combattere per poter affermare la propria idea di arte contemporanea in quel momento storico, nonostante il progetto nel quale l’opera doveva essere inserita poneva fisiologicamente delle restrizioni alla creatività degli artisti».
Era il 24 marzo 1944 quando i nazisti massacrano 335 innocenti nella rappresaglia delle cave di pozzolana della via Ardeatina. Fu il comune di Roma, due anni più tardi, ad aprire un bando per la costruzione di un mausoleo che ricordasse la vicenda.
A vincere il concorso per la realizzazione delle cancellate di accesso fu proprio Mirko Basaldella, insieme a Francesco Cocci. Fu l’artista friulano stesso, poi, a fare delle contestate modifiche alla sua idea iniziale, decidendo di dare libero sfogo a una dimensione completamente astratta che rappresentasse non solo quel momento storico, ma riconducesse l’episodio a un esempio universale di dramma umano.
«L’opera – ha commentato il sindaco di Udine Furio Honsell orgogliosamente stupito della massiccia presenza di cittadini all’inaugurazione, compresa la nipote di Mirko, Catina Basaldella - ha un valore etico e morale profondo, che si riconduce al rifiuto del nazifascismo e questo disegno che da oggi possiamo ammirare ci permette di capire l’iter spirituale da cui è nata».
I ringraziamenti alla lungimiranza della Fondazione Friuli e del suo presidente Lionello D’Agostini sono passati anche attraverso le parole dell’assessore comunale Federico Pirone. «Viviamo in un’epoca di disorientamento che necessita di punti fermi come la memoria e la cultura».
E D’Agostini conferma che è «dovere della Fondazione Friuli preservare, custodire e rendere fruibile al pubblico un patrimonio artistico che altrimenti sarebbe stato disperso». Così da ieri è possibile salire al primo piano del meraviglioso museo d’arte moderna e contemporanea di Udine e, una volta entrati nella stanza dedicata ai fratelli Basaldella, fermarsi rapiti dall’intensità del maestoso disegno della cancellata.
«Il modello in stucco forte messo all’ingresso del museo è già il simbolo di Casa Cavazzini – ha ammesso non senza emozione la Gransinigh - e ora, con questa bozza preparatoria a carboncino e tempera, permettiamo a tutti di conoscere il processo creativo da cui è nata l’opera». Il cancello si struttura su un intreccio di linee curve e rette, intersecate da tondi. Corpi scarniti e traiettorie di pallottole. Per provare, ancora una volta, a non dimenticare.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto