Il Far West che scompare nelle immagini di Luisa Menazzi Moretti
La fotografa udinese racconta in un volume il Texas. «Un Paese sconfinato, caldo e umido, che sta cambiando»

Pochi decenni, e quella texana è diventata una delle dieci economie più potenti al mondo. Ma non è il Texas dei film di Sergio Leone, non quello sul quale nell’immaginario collettivo impavidi cowboy irrompevano nei saloon con la mano sulla pistola e furoreggiavano nei rodei.
È un paesaggio che ha subito una metamorfosi demografica e culturale senza precedenti, inurbando comunità ispaniche, asiatiche e afroamericane sulla spinta di un dinamismo economico favorito dall’abbondanza di risorse, la bassa imposizione fiscale, l’abbondante manodopera e la fitta rete di trasporti.
Un Giano bifronte che oggi contrappone ricche e affollate metropoli a polverose e semideserte comunità. Sono quelle che affiorano dalle immagini parlanti forti, potenti, capaci di catturare lo sguardo e accompagnarlo in un lungo viaggio nel volume Far Fading West (Artem, 174 pagine.
Opera della fotografa udinese Luisa Menazzi Moretti. Udinese di nascita, non ha visitato brevemente quelle terre come turista o come fotografa, vi ha vissuto dall’adolescenza fino agli anni dell’università.

E ancora oggi vi soggiorna per lunghi periodi in una località vicino a Huntsville, cittadina nota per il braccio della morte. «Ci arrivai in una giornata di agosto – racconta –, immaginavo i grandi Stati Uniti così come li avevo visti in televisione con le luci di Brodway, i ritmi veloci di Manhattan, le spiagge californiane, nulla a che vedere con lo sconfinato Texas caldo e umido nel quale avrei vissuto per anni. Oggi noto la crescita di metropoli e città che cambiano straordinariamente. Ma è il Texas che ho incontrato da ragazza che mi fa battere il cuore – ammette –. Non lo amo, non lo odio, lo osservo».
È il ricordo di un Far fading West che sta scomparendo. L’opera, destinata presto a trasformarsi in una mostra, raccoglie 169 scatti “parlanti” dove i luoghi, o i “non luoghi”, con le casette di legno sgretolate dai tarli, i nastri d’asfalto sfaldati dal sole e dall’abbandono sono protagonisti accanto a un’umanità solitamente in secondo piano, ispanici principalmente, chiusi nelle loro case fatiscenti attraversate dall’aria condizionata e confinati in aggregati urbani fra case in disarmo, fast food, piccoli negozi in cui si compra di tutto e una chiesa.
Fra gli scatti colti in un arco temporale che va dal 2012 al 2022 con una Nikon D600 e stampati da Roberto Bernè su carta integralmente in cotone, immagini dai loro colori leggermente desaturati che scandiscono un viaggio nello spazio.
E nel tempo. Non è la terra degli intrighi di casa Ewing in Dallas, nè quella dei pistoleri di “C’era una volta il West” o di giovani mandriani, icone di virilità in sella ai loro cavalli, è piuttosto uno stato mentale, una cartolina che sta perdendo i colori. Come quella che ritrae il solitario cowboy in sella a uno stallone sull’autostrada a Huston, unica presenza su una desolata distesa di asfalto.
Un universo punteggiato da cieli immensi e altrettanto immensi campi di cotone, da vecchi saloon sventrati dal vento, campi di cipolle e terre riarse perforate dai pozzi che continuano a rigurgitare petrolio.
E poi c’è il gigantesco muro della prigione, l’infilata di croci spoglie nel cimitero dei condannati a morte di Huntsville in una distesa di prato ritagliata fra due condomini riservati agli studenti. Immagini che rivelano il lato più spietato di un Texas dove le condanne a morte si continuano ad eseguire, dove le armi si scelgono e si comprano nei negozi senza troppe complicazioni e si portano appresso sempre. O quasi.
Ed è qui che “Far fading West” si ricollega al precedente lavoro di Luisa Menazzi Moretti: “Ten years and eighty-seven day/Dieci anni e ottantasette giorni”, antologia di una mostra che ad aprile si potrà rivedere alla Fondazione Kennedy a Firenze, il cui titolo fa riferimento al tempo medio che un condannato attende nel braccio della morte dalla condanna all’esecuzione. Opere che trasformano in immagini le frasi, le dichiarazioni e i testi delle lettere scritte dai detenuti del carcere di Livingston, vicino ad Huntsville, in attesa dell’esecuzione.
Nei programmi di Luisa Menazzi Moretti c’è la partecipazione a una mostra collettiva tutta al femminile con il Macof a Brescia in calendario per il mese di marzo.
«Ma fra fine aprile e maggio tornerò in Texas e farò nuovi scatti» annuncia la fotografa, decisa a trattenere nelle sue immagini l’essenza condannato a un inesorabile cambiamento.
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