Il dramma esistenziale di Federico Tavan, il poeta di Andreis
Lo racconta Stefania Conte in un libro che sarà presentato domani alla Joppi di Udine. Esce il secondo volume dei testi dell’autore scomparso nel 2013

Nell’anniversario della scomparsa avvenuta il 7 novembre del 2013, arriva in libreria un romanzo che racconta il poeta friulano Federico Tavan. A scrivere Io sono Federico Tavan è stata Stefania Conte per Morganti, l’editore friulano che ha acquisito i diritti di tutte le opere del poeta e che ha in pubblicazione anche le raccolte degli scritti dell’autore, la collana I tavanot, di cui ora esce il secondo volume.
A presentare il romanzo martedì 7, alle 18, alla Biblioteca Joppi di Udine, in dialogo con la scrittrice e in presenza dell’assessore comunale alla cultura Federico Pirone, sarà la giornalista Gabriella Bucco, in un incontro che prevede letture tratte dal romanzo a cura di Werner Di Donato e Gabriella Gortani.
«Questo romanzo – racconta l’autrice in una nota al libro – nasce dall’incontro con un essere umano sensibilissimo, avvicinato dopo che Morganti Editori ha acquisito dagli eredi i diritti d’autore sulle sue opere. Ho familiarizzato con Federico Tavan riordinandone gli scritti, per dare vita alla collana di monografie critiche I tavanot, che ne raccoglie le poesie e le prose. Nel fare questo, ho trovato in lui le doti presenti in molti artisti: l’eroica spinta all’autodeterminazione, la bulimica fame d’affetto, la paura della solitudine, il desiderio di essere compreso. Era un uomo dal carattere complesso, che faceva uso della parola con maestria. Era anche dotato d’uno spiccato acume che gli consentiva di adeguarsi alle situazioni da autentico istrione, accomodandole a proprio uso. Fra le persone da me intervistate, spesso ho sentito formulare un dubbio: era realmente un folle o si atteggiava ad esserlo? Siamo tutti concordi, fu entrambe le cose. Dopo due anni di raccolta di informazioni, grazie anche ai racconti orali di chi lo ha incontrato, criticato, aiutato e amato, come si fa con un fratello scapestrato e ribelle, ho deciso di scrivere questo romanzo, che si è trasformato nel dramma esistenziale di un grande attore della vita».
«Nel libro la sua esistenza - racconta ancora Stefania Conte – è raccontata dando credito in primis a ciò che ha lasciato scritto. I malumori, le accuse, le apologie, le mistificazioni, le gioie, le speranze, le arrabbiature e le fughe sono quelle trovate nelle sue poesie e in altri carteggi. I dialoghi fra i protagonisti sono fedeli al suo pensiero e ai suoi scritti, non vogliono assolutamente essere un mio atto di critica né verso i singoli, né verso i luoghi».
Anziché scrivere una biografia, Stefania Conte (autrice di diversi romanzi storici e fantasy) ha scelto la strada del romanzo. «Perché ho scritto il libro? – si chiede alla fine delle 160 pagine – Per amore del poeta e sperando che il lettore riconosca in sé stesso quest’uomo e, raggiunta l’ultima pagina, possa affermare “Io sono Federico Tavan”».
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