Il divorzio, l’aborto e poi l’eutanasia: ecco chi era l’anticonformista Loris Fortuna

Alla fine del 1985, Udine e il Friuli persero due politici di forte e originale personalità, diversissimi tra loro per tipo di impegno e campo di azione, eppure simili per alcuni aspetti caratteriali. Il sindaco Angelo Candolini morì il 2 ottobre e l’onorevole Loris Fortuna il 5 dicembre, il primo democristiano e l’altro socialista e radicale. Il “sindic” aveva appena 57 anni e l’onorevole 61. Due scomparse che lasciarono un grande vuoto nella politica di casa nostra, prima di tutto perché Angelo e Loris, entrambi avvocati (la categoria più autorevole e ascoltata in città e in regione era allora proprio quella degli avvocati), procedevano a modo loro, in maniera spiazzante, autonoma e anti-conformista rispetto agli stessi partiti a cui avevano aderito. Anomalie emerse presto. Per esempio, quando ad Agostino Candolini annunciarono che il figlio si era iscritto alla Dc, sospirò pronunciando una frase memorabile: “Ma non ne bastava uno in famiglia! ”.
Loris Fortuna è noto per essere stato “il padre del divorzio in Italia” come promotore principale della legge che, approvata nel dicembre di 50 anni fa, venne confermata dal clamoroso referendum del 1974, quando il Belpaese fu attraversato da un brivido e dalla sensazione che tante cose potevano cambiare nella nostra società. In questi giorni del 2020 dunque si uniscono due anniversari particolari: quello del sì espresso dalla Camera sulla legge divorzista e, quindici anni dopo, quello tristissimo della scomparsa di Fortuna, a causa di una lunga malattia che lo aveva consumato. Il suo corpo, dopo un rito laico a Roma, venne portato a Udine e qui ricevette, tra tante attestazioni di affetto, anche la benedizione di un sacerdote prima di essere sepolto nel famedio dei cittadini illustri, nel cimitero di San Vito. Ed è lì che ogni anno, il 5 dicembre, compagni e amici si riuniscono per ricordare Loris, la sua straordinaria storia, così unica nel romanzo friulano.
Fortuna era nato a Breno, in provincia di Brescia, in una famiglia di origini cremonesi. Arrivò a Udine con i genitori e i tre fratelli in quanto il padre, cancelliere di tribunale, vi era stato trasferito come punizione su ordine di un gerarca fascista. Poi furono anni di studio al liceo Stellini e di ardore partigiano, quando Loris venne arrestato, rinchiuso a Gorizia, rischiando la condanna a morte, e poi deportato nel campo di Bernau in Germania. A fine guerra, laureatosi, cominciò il suo impegno professionale e politico a fianco delle Camere del lavoro e in particolare degli agricoltori, oltre che culturale e giornalistico, anche assieme al poeta Luciano Morandini. Aderì al Pci, dal quale uscì dopo la rivolta soffocata dall’Urss in Ungheria. Si iscrisse allora al Psi venendo eletto deputato nel 1961. A quel punto cominciarono le sue iniziative a livello nazionale, promuovendo la legge sul divorzio, alla quale seguiranno quelle per la regolamentazione dell’aborto e, negli ultimi mesi di vita, dell’eutanasia. Per affrontare queste lotte a sostegno e a difesa dei diritti civili, aderì anche al partito radicale di Marco Pannella, divenendo così un nome di spicco e un simbolo per una Udine laica e libertaria che si riagganciava alla sua tradizione risorgimentale e radicale, animata a fine Ottocento da Giuseppe Girardini, il braccio destro di Felice Cavallotti. Tutte pagine da riscoprire per capire chi veramente siamo. Lo si può fare partendo anche dal busto di Girardini, quel signore bronzeo simile al pensatore di Rodin ora in piazza Patriarcato.
Loris Fortuna fu un’apparizione inattesa in Friuli, e non solo. Ecco cosa scrisse di lui Giorgio Bocca durante un congresso socialista: “Il fatto è che mentre gli altri si occupano ancora (a parole) del marxismo e del suo ectoplasma, un tipo in maniche dei camicia come Loris capisce per istinto che la rivoluzione c’è oggi, che le idee nuove ci sono oggi, e che se il partito non le coglie può dolcemente spegnersi... Ecco perché siamo dell’avviso che ci sia grande bisogno di dinamitardi alla Loris Fortuna”.
Parte importante della sua notorietà era affidata al magnetico rapporto con la gente, all’abilità dialettica e ai comizi. Divennero celebri i confronti alla OK Corral in piazza a Codroipo, nell’ultimo giorno di campagna elettorale, con il più ruspante tra i dc locali, ovvero Alfeo Mizzau. E poi, in chi ha vissuto quegli anni, riappaiono tanti flash da aneddotica popolare. Una gemma resta l’epica sfida a bocce in un’osteria di Planis contro il capo dei socialisti, Pietro Nenni, avvenuta tra le note impetuose dell’Internazionale. Quella volta vinse il leader con il basco. –
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto