Il cuore, la corsia e il camice Il cardiologo che scrive poesie

“Il vento e gli alberi” è la raccolta di liriche di Alessandro Fontanelli  Quarant’anni di professione in centri italiani, europei e statunitensi 
Martina Delpiccolo



Cuore, termine anatomico ma anche sentimentale: motore dell’apparato circolatorio e nel contempo sede dell’affettività e interiorità, dell’intimità del pensiero e della coscienza. Battiti muscolari ed emozionali si fondono nell’idea che sottende la parola cuore, come se in essa corpo e anima si contraessero vicendevolmente. In queste fascinose suggestioni si inserisce la figura del cardiologo-poeta udinese Alessandro Fontanelli con la sua raccolta di poesie “Il vento e gli alberi” (Gaspari) che sarà presentata venerdì 30 alle 18 alla libreria Einaudi.

Cardiologo interventista d’eccellenza con più di 6000 procedure come primo operatore in 40 anni di professione in centri italiani, europei e statunitensi. Direttore di Dipartimento cardiovascolare dell’ospedale di Vicenza e Gorizia e responsabile dell’Emodinamica a Udine. Tutor negli ospedali di Bologna, Modena e Reggio Emilia per la cardiologia interventistica, di cui è stato l’iniziatore in Friuli. Pioniere italiano dell’Angioplastica dell’infarto, ha ideato il primo progetto nazionale del trattamento invasivo dell’infarto acuto e il primo Pronto soccorso cardiologico in uno stadio italiano (al “Friuli”).

Perché farsi poeta, dunque? «Per necessità», risponde, rievocando il momento e il modo in cui la poesia emerge, esplode da dentro. A generare i versi è il vissuto che si veste di metafore, provoca riflessioni, suscita emozioni. Nasce dall’incontro il suo versificare come palesa la dedica: «A chi, per mia fortuna, ho conosciuto». Amici, pazienti, persone amate. E anche poeti. Tra questi Andrea Zanzotto, autore del testo introduttivo, datato 2011 a commento di un primo nucleo di poesie. Nell’analisi di Zanzotto, a pochi mesi dalla morte, si legge: «È sempre presente un sottile filo che attraversa l’assieme, specie nel continuo ritorno di un alto senso etico legato all’impegno professionale quotidiano». Una quotidianità personale che si fa collettiva nell’incontro con l’altro. «Ho scritto per contemplare l’animo e lodare la realtà e perché ne ho avuto l’ardire, così da sentirmi vento con gli alberi», si legge nella prefazione dell’autore che allude al titolo “Il vento e gli alberi”. Fontanelli ne svela il senso. Rovescia il detto “Se non vuoi che lo sappiano gli alberi, non dirlo al vento”. Decide di dire, mettersi a nudo, essere vento con gli alberi che si riconoscono in quello spirare familiare. Dichiarazione di poetica è la poesia “La candida visitazione” dedicata a un amico scomparso prematuramente: «Gli parli, / e sei il vento / con l’albero». «Convinto / che la vita / è l’arte dell’incontro».

La raccolta è percorsa da temi eterni, a partire dal “tempo”. Il poeta vive nel ventre della notte, si fa sorprendere dall’alba, geme nell’attesa della diagnosi o di un messaggino o di «altri sorrisi». “Scarpe fedeli” sono simbolo dell’andare insieme, intreccio di anime e corpi, conoscenza ed eros, «vendemmia delle emozioni». L’amore è cercare, senza diagnosi e cura, è «memoria del corpo» in cui si è navigato, cometa-barca che lascia la scia. “Alata nel silenzio” è l’unica poesia della sezione omonima, a dire l’unicità della figura rievocata: la madre. Spicca, nella raccolta, il mare, metafora della vita, ma è la montagna innevata a svelare i segreti e a insegnare l’ascolto dei segnali della natura. Nella rete poetica delle relazioni, c’è anche l’inno alla donna: essenza e sensualità, dimensione materna e sociale.

“In camice” è l’ultima intensa sezione, nata da una professione ereditata dal padre e generatrice di incontri, a cui accostarsi con il «rispetto per la carne… e per la sua sacralità». Qui il cardiologo-poeta si misura con «il fantasma / del dolore conficcato» nello sguardo dei «trepidanti parenti» e le malattie, animali da preda che fanno regredire alla paura, e la morte sillabata nei cinque battiti finali. Forte arriva il monito che non fa sconti a chi scansa la decisione con l’omissione di fronte alla sofferenza, alla possibilità di salvare il battito del «picchio operoso» che fa «tum-ta» dentro «mentre il mondo tace». —

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