Il coraggio secondo Nada: «Bisogna essere se stessi mettersi in gioco con onestà»

La cantante protagonista al Festival di Cervignano: «La paura è utile, non avremmo nessun freno nella vita»

Elisa Russo
Nada ospite oggi del festival a Cervignano (foto Claudia Pajewski)
Nada ospite oggi del festival a Cervignano (foto Claudia Pajewski)

«Sarà un racconto in musica, una chiacchierata con Paolo Patui come ci è già capitato di fare. Si parlerà un po’ di tutto, del mio lavoro, ma anche della vita e poi chiaramente ci saranno delle canzoni, magari legate agli argomenti che tocchiamo nella conversazione. Non è un concerto, è un evento estemporaneo e mi piace, perché alla fine sono le cose più vere e interessanti».

Così Nada Malanima descrive l’appuntamento di domenica 20 ottobre, alle 21 al Teatro Pasolini di Cervignano, a chiudere il Festival del Coraggio, dove sarà accompagnata dal chitarrista Andrea Mucciarelli. La cantautrice livornese che debuttò a soli quindici anni con “Ma che freddo fa” al Festival di Sanremo nel 1969, si definisce oggi «rock nell’anima, nell’attitudine, nell’essere controcorrente, anche nel suono».

Nada, qual è il suo legame con il Friuli?

«Negli anni ci sono sempre passata per i concerti, quindi hai poco tempo per visitare i luoghi, non puoi dire di conoscerli, tuttalpiù hai una sensazione. Ho avuto un’occasione, invece, quando ci ho trascorso una quindicina di giorni per LeggerMente con lo spettacolo “La Terra e l’anima”, un’esperienza bellissima, con delle tappe nelle chiese di San Daniele, Venzone, Premariacco, un concerto a tema voce e piano (con parole anche di Tavan e Pasolini). Ho avuto così modo di girare il Friuli, facendo “la turista”, cosa che mi capita raramente. Lì ho capito la bellezza di una regione che mi dava pace».

C’è anche la collaborazione con La Tempesta di Pordenone?

«Conosco bene i Tre Allegri e l’ultimo mio disco è stato distribuito dalla loro etichetta».

Cos’è per lei il coraggio?

«Essere se stessi, mettersi in gioco con onestà. La paura va combattuta anche se penso sia un sentimento che deve esistere, altrimenti non avremmo nessun freno nella vita. Si deve più che altro combattere l’ansia, che non ti permette di essere presente in quello che fai. Ma saper gestire la paura non è facile a causa delle emozioni che ci arrivano improvvise per gli accadimenti della vita».

"La paura va via da sé se i pensieri brillano”, citando il titolo del suo ultimo album?

«Mi sembrava una piccola frase un po’ zen che racchiudeva tanto con poche parole. Il mio prossimo album avrà un titolo completamente diverso, fotografa un altro momento».

Cosa può anticiparci?

«Il disco è pronto, l’ho registrato prima dell’estate, potrebbe uscire verso marzo. Prodotto anche questa volta da John Parish, ormai è una collaborazione consolidata. È un musicista enorme, e come produttore ti sa comprendere, ti fa sentire sicura, levandoti i dubbi: quando finisco di registrare vorrei subito tornare a lavorare con lui».

E per quanto riguarda i suoi libri?

«L’ultimo “Come la neve di un giorno” è uscito un anno fa. Scrivo sempre, mi piace, fa parte delle mie giornate. Scrivere fa bene».

Al concerto di Annalisa, a Milano, ha duettato con lei “Amore Disperato”. Com’è andata?

«Erano tanti anni che mi cercava, voleva collaborare cantando una mia canzone. Questa volta mi sono sentita di accontentarla. Siamo diversissime per un fatto generazionale e musicale, ma è stato divertente».

Che rapporto ha con le sue hit storiche?

«Le inserisco sempre nei concerti, però io sono cambiata, è naturale. Quindi le vedo in un altro modo, le ho riarrangiate, scarnificate. A volte sono anche un po’ stanca, dopo cinquant’anni che le canti è normale. I testi hanno preso un nuovo valore, li sento e li canto in un’altra maniera, ovviamente senza stravolgerli perché devono essere riconoscibili».

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