I Verdena sul palco a Sesto al Reghena: «Il nostro sound coinvolge i giovani»
La rock band bergamasca in concerto a Sexto 'Nplugged sabato con il nuovo album "Volevo Magia"

«Ai concerti vediamo molti giovani, in un miscuglio di generazioni, tra i nostri fan storici e quelli nuovi: è motivo d’orgoglio perché non è da tutti i gruppi avere questo ricambio generazionale».
I Verdena si possono considerare ormai una delle rock band più longeve del Paese, oltre che tra quelle più apprezzate. Domani, sabato, alle 21.30, suonano in Piazza Castello a Sesto al Reghena, per la 18ma edizione di Sexto ‘Nplugged, dj della serata è Numa Echos.
Sin dai loro esordi, nel 1995, si sono contraddistinti nel panorama musicale italiano per il loro stile che, partendo dal grunge e dall’alternative rock, ha saputo aggiungere una forte vena di psichedelia e di shoegaze. Dalla provincia di Bergamo, i fratelli Ferrari, Alberto (voce e chitarra) e Luca (batteria), insieme a Roberta Sammarelli (basso), hanno all’attivo otto album (cui si aggiungono ep e colonne sonore) in quasi trent’anni di carriera.
L’ultima pubblicazione risale a settembre con Volevo Magia, uscito per Capitol Records Italy/Universal Music, vincitore del Premio come miglior disco dell’anno nei referendum di testate specializzate (Rolling Stone, Rockol…). Un disco con il quale hanno registrato sold-out e che li ha portati a esibirsi in Italia e all’estero.
«Con Pordenone abbiamo un rapporto speciale, molte persone del nostro staff vengono da lì – racconta Roberta Sammarelli – e poi c’è l’amicizia con Gian Maria Accusani».
Di recente hanno partecipato anche al singolo dei Sick Tamburo “Per sempre con me”. «Durante il lockdown – riprende l’artista bergamasca – non ascoltavo musica, ne avevo una specie di rigetto, una sera in famiglia abbiamo ascoltato i Sick Tamburo e mi ha fatto sentire a mio agio.
Ho desiderato dire a Gian che la sua musica mi aveva fatto stare bene e che prima o poi avremmo dovuto fare qualcosa insieme e lui pensava la stessa cosa».
Un rapporto che si è consolidato negli ultimi anni, più che ai tempi dei Prozac+: «Erano arrivati prima di noi e da parte nostra c’era un certo timore reverenziale, facevano una musica che per noi era forse troppo pop. Poi c’era successo anche di suonare assieme a un festival, ma non avevamo tanti contatti. Anche se uno dei loro chitarristi “aggiunti” dell’epoca era diventato nostro tour manager». Eva Poles e Elisabetta Imelio dei Prozac+ e poco dopo Roberta Sammarelli sono diventate punti di riferimento in una scena come quella del rock italiano, dove le donne protagoniste erano poche.
«Eppure, la situazione non è cambiata molto. Agli esordi dei Verdena, quando le coetanee mi dicevano di essere un riferimento, era strano. Oggi lo capisco di più. L’altra settimana una tredicenne che suona la batteria mi ha raccontato quanto fossi importante per lei e mi ha fatto piacere». Sulla scaletta di Sexto, ancora nulla di definito: «La stiamo mettendo a punto, anche in considerazione dei decibel che non si possono superare, tra classici, ballad, l’ultimo album… ci sarà un po’ di tutto».
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