I Musici di Guccini ad Azzano Decimo: «Il nostro omaggio al grande autore»
Giovedì 23 novembre al Teatro Marcello Mascherini l’esibizione di Biondini, Tempera, Marangolo e Baldini

AZZANO DECIMO. «Siamo il gruppo di Francesco Guccini e presentiamo una scaletta che contiene diversi periodi della sua produzione, dall’antico fino alle sue ultime canzoni; cerchiamo di cambiare periodicamente, così chi torna al concerto trova qualcosa di diverso»: il tour dei Musici di Guccini fa tappa, giovedì 23 novembre alle 21, al Teatro Mascherini di Azzano Decimo, grazie ad Estensioni Jazz Club Diffuso, rassegna nazionale ideata dalla friulana Slou Società Cooperativa con la direzione artistica di Luca d’Agostino, con il sostegno del Ministero della Cultura e il patrocinio del Comune di Azzano Decimo.
Il progetto si propone di dare continuità a un patrimonio artistico e poetico immenso ed è formato dai musicisti storici del “maestrone” modenese: le chitarre e la voce dello straordinario Juan Carlos “Flaco“ Biondini, il pianoforte di un maestro invidiabile come Vince Tempera, il sax di uno dei migliori arrangiatori nazionali, Antonio Marangolo e la batteria di uno dei protagonisti della storia della musica italiana, Ellade Bandini, riempiono due ore di spettacolo dal vivo, ripercorrendo i più grandi successi del poeta da “Il vecchio e il bambino” a “La locomotiva”, da “Autogrill” a “L’Avvelenata”, da “Auschwitz” a “Dio è morto”, fino ad arrivare a “Noi non ci saremo”, “Canzone per un’amica”, “Vedi cara”, “Cyrano”, “Incontro”... Ad affiancarli per la serata anche il giovane e promettente bassista parmense Giacomo Marzi.
Quando nasce la scelta di continuare come Musici di Guccini?
«Già un po’ prima del suo abbandono avevamo pensato di continuare come gruppo – dice Juan Carlos Biondini – perché noi oltre ai concerti facevamo tutta la produzione dei dischi, perciò ci sono molte cose che ci appartengono, che abbiamo firmato insieme, gli arrangiamenti sono nostri, io ho duettato in qualche pezzo con lui… C’è una buona parte di “proprietà” per quanto riguarda la musica. Per questioni lavorative e artistiche abbiamo deciso di andare avanti. Qualcuno lo avrebbe fatto comunque e chi più di noi, band storica di Francesco, poteva continuare il discorso?».
A maggio è uscito l’album “Ronin” (Universal), di cosa si tratta?
«Un doppio album con incluse anche tracce parlate in cui Francesco racconta la genesi di alcune canzoni».
L’amore per Guccini non si spegne mai?
«È stato ed è uno dei più grandi cantautori italiani, con la prima scuola di De André e qualche altro. Chi è cresciuto con Guccini è rimasto un po’ orfano dei suoi concerti. Molti dei pezzi che facciamo, lui non li cantava da tempo, perciò stiamo portando avanti un discorso che è anche una rivalutazione e divulgazione del suo repertorio».
Il vostro pubblico è trasversale?
«Ha attraversato diverse generazioni, dagli anni ’60 in poi, toccando argomenti che la canzone tradizionale, che di solito parla d’amore, non tocca. Per questo l’opera del cantautore non ha tempo, si continua ad ascoltarlo. Ci capita di avere ai live nonno, papà, nipoti tutti gucciniani».
Quasi quarant’anni al fianco di Francesco Guccini. È mai nostalgico di quei tempi?
«Lo sono un po’ nella misura in cui il presente e il futuro non sembrano così rosei e non riesco a essere ottimista. Il passato è stato bello, ma tutto ha una fine».
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto