I grandi dell’Ottocento e il “Viatico” di Pellis: ecco il Natale d’arte
Vania Gransinigh ha scelto il meglio delle collezioni del museo La grande tela del ’22 restaurata torna visibile grazie a Fau

Si chiama “Viatico in montagna”, lo firma nel 1922 Giovanni Napoleone Pellis (1888-1962), pittore friulano notissimo da queste parti, ed è neve, tanta neve, a Sauris, quella che rivedrete da oggi “appesa” a Casa Cavazzini, come fantastico, immacolato, scenario sulle montagne friulane. Neve e gente, tanta gente, colorata e raccolta, in corteo.
Sono più di tre metri di racconto “bianco”, esposto da oggi, 7 dicembre (orario 10.30-17), fino al 25 febbraio, nella mostra “Il fascino del reale. Dipinti tra Otto e Novecento dalle collezioni del museo”, a cura di Vania Gransinigh, con la collaborazione di Cecilia Durisotto.
Ma da dove inizia questa nuova onda? E perché proprio ora ricompare il Viatico? “Galeotto fu” il Messaggero Veneto. In primavera un cittadino udinese, Roberto Savio, si era lamentato con la pubblica amministrazione perché a Casa Cavazzini non era riuscito a ritrovate “quel quadro” tra le opere esposte.
Lui, il Viatico, “imprigionato” nei depositi dell’ex Gamud in piazzale Diacono per trasferimento all’attuale museo, non era più visibile, perché “intrasportabile”. Così, grazie all’articolo del caporedattore Paolo Mosanghini che a maggio raccontava pubblicamente questa vicenda, - l’appello di Savio e la risposta del museo che in sintesi diceva: “Il quadro è troppo grande per essere trasferito e potrebbe rovinarsi” - , un altro friulano ha risposto all’appello e ha esaudito il desiderio.
Eccoci al punto: un altro esempio di generosità Made in Udine, nata per amore della città, come la storia delle memorie cittadine testimonia, proprio in stile Dante Cavazzini. È la Fau trasporti, che ne ha sponsorizzato il restauro e poi l’ingombrante trasferimento.
«È un intervento conservativo, mirato a stabilizzare le aderenze del particellare pittorico», racconta scientificamente Renato Portolan, direttore tecnico del Centro Restauro di Pordenone. «Abbiamo stabilizzato le cretatture del supporto in tela». Il che significa aver fermato il tempo, consentendo così il trasporto del quadro. E dunque, nell’enorme spazio di Casa Cavazzini, sotto l’appartamento del “signor Dante” e sotto quella che era la tettoia del negozio, ora scomparsa, potrete ammirare da oggi il Pellis, e non solo il famoso “Viatico”. «Esporremo anche l’autoritratto del 1920, e un paesaggio di Collina del 1928», ci anticipa Vania Gransinigh. Insomma, i periodi blu e rosa, del nostro Pellis, che era proprio bravo a dipingere la neve, negli anni di Segantini.
Ma la mostra, “Il fascino del reale. Dipinti tra Otto e Novecento dalle collezioni del museo”, sarà un modo anche di far girare le collezioni di Casa Cavazzini, che sono ricchissime. «Abbiamo esposto quarantadue pezzi, di cui alcuni non si sono mai visti», ci racconta Vania Gransinigh.
Il tempo è quello di fine Ottocento, fino agli anni Trenta del Secolo Breve, stiamo parlando del Lascito Marangoni, degli acquisti di quegli anni alle Biennali. Di quel verismo, tra rappresentazioni di paesaggio, vita quotidiana e ritratti, in un periodo di Belle Époque in cui era nata da poco la fotografia.
A noi piace segnalare l’eccezionalità di un dipinto del piemontese Giovanni Giani (1866-1936), “Festa grande”. Guardate come è riuscito a trattenere la luce sugli abiti rossi degli ecclesiastici, proprio come succede in Carnia nelle giornate terse e cristalline. Nessuna fotografia l’avrebbe catturata con tale “realismo magico”. Ricordiamo anche le opere di Giovanni Saccomani (1900-1966) pittore friulano, bravo e dimenticato, «morto in povertà negli anni Sessanta», come ci ricorda la curatrice.
L’esposizione, sarà presentata al pubblico mercoledì 20 dicembre alle 18, con un intervento critico di Vania Gransinigh e Cecilia Durisotto.
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