I giardini all’italiana di villa de Claricini, un gioiello verde creato un secolo fa

I lavori avviati a inizio Novecento si chiusero negli anni ’30. Un libro promosso dalla Fondazione ne ripercorre la storia

“Il giardino segreto di Villa de Claricini Dornpacher” è il primo dei libri che saranno pubblicati nel 2021 in concomitanza con il 50º anniversario della Fondazione de Claricini Dornpacher. Quest’ultima, con il supporto della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio del Friuli Venezia Giulia e il sostegno della Fondazione Friuli, ha inteso valorizzare e promuovere i giardini di questa dimora storica, sita a Bottenicco di Moimacco, con l’obiettivo di restituirli alla conoscenza e alla pubblica fruizione. Ne scrive Francesca Venuto, una delle autrici del volume curato da Emanuela Accornero (al quale hanno collaborato anche Daniela Cisilino, Luisa Fogar, Maria Caterina Olivieri, Flavia Brunetto) ed edito da Aviani & Aviani editori (28 euro).

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Chi giunge nel piccolo borgo di Bottenicco, frazione di Moimacco, lambisce i fondi di pertinenza di un’importante famiglia di origine bolognese stabilitasi fin dal Duecento a Cividale, i de Claricini: in questo sito essi innalzarono una villa padronale dalle linee nobili ed austere affiancata da annessi rustici, risalente alla fine del Seicento, quasi celata dalla muraglia di recinzione.

È varcando il cancello ed affacciandosi nella corte interna che si percepisce la bellezza contenuta delle architetture, ingentilita dalla complementare presenza di un prato verde dal disegno geometrico arricchito da piante di bosso topiate e da vasi monumentali di esuberante stile barocco.

Tuttavia è sul retro della dimora, oltrepassati i cortili di servizio, che si dispiega un esempio originale di giardino formale, con aiuole, fontane, gruppi statuari, recinzione lapidea, che sembra essere rimasto inalterato da secoli, certamente un unicum nella nostra Regione.



Nel volume a cura di Emanuela Accornero, “Il giardino segreto di Villa de Claricini Dornpacher” (Aviani & Aviani editori) si risale – all’origine di questo giardino, un tempo destinato al diletto esclusivo dei proprietari e dei loro ospiti.

È stato chiaramente identificato come ideatore il conte Nicolò de Claricini Dornpacher (1857-1946), fine letterato, studioso di Dante, colto amante delle arti e orientato verso una deliberata ripresa della grande tradizione secolare del cosiddetto giardino all’italiana.

Alla morte improvvisa del padre Guglielmo, nel 1907, Nicolò assunse la conduzione degli affari di famiglia occupandosi dell’avita dimora friulana e dell’azienda agricola ad essa collegata, principale motore economico delle sostanze del casato.

Egli avviò il restauro della villa, dedicandosi anche alla sistemazione del giardino: lo rinnovò con un disegno “antico”, ispirato ai modelli che aveva ammirato sui testi consultati e visionato in Veneto e in altre parti della penisola. Suo collaboratore principale in questa impresa, che si sviluppò fin negli anni antecedenti alla Prima Guerra Mondiale, è l’ingegnere cividalese Ernesto de Paciani.

A lui Nicolò affidò il compito di tradurre in progetto le proprie idee, di interpellare ditte e artigiani e sorvegliare l’andamento dei lavori. Badare alla sistemazione dei condotti idraulici, effettuare il tracciamento del disegno delle aiuole, procurare il corredo statuario, progettare la balaustra di recinzione con i pilastri in relazione ai passaggi: tutto ciò venne discusso con il proprietario, e a questa ricostruzione storica è dedicato il saggio di chi scrive.

L’esemplare di Bottenicco giunse tuttavia a completamento negli anni ’20 e ’30, tramite l’inserimento di statue ornamentali, sulle fontane e al di là della recinzione lapidea, e con l’arricchimento della parte botanica e floristica, in particolare. Assumendo negli anni una specifica dimensione storica, il giardino venne ad assimilarsi stilisticamente con quelli di più antica origine ai quali si ispirava, grazie ad una accorta promozione delle sue peculiarità avviata già fin dagli anni ’30, quando conobbe visitatori illustri, come i Principi di Baviera.

Nel secondo dopoguerra il nobiluomo fu coadiuvato in questa impresa da una delle figlie, Giuditta, colei che alla morte del genitore (1946) sarebbe divenuta la vestale del complesso e la sua generosa donatrice, avviando con il suo lascito la nascita della Fondazione che tuttora si cura della tutela e della valorizzazione dell’intero compendio.

Promosso dal presidente della Fondazione, Oldino Cernoia, il volume – che inaugura la serie di iniziative per festeggiare i 50 anni di questa istituzione, fondata nel 1971 – presenta svariati interventi sul tema, accompagnati da ampio corredo fotografico destinato a far conoscere uno degli esemplari più rilevanti di giardino storico del nostro territorio.

 

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