I friulani scelgono il loro inno: è “Stelutis alpinis” di Zardini

L’invito a pronunciarsi sul web del Messaggero Veneto ha raccolto molte adesioni. L’autore delle stelle alpine ha il 58% dei consensi, Mainerio il 19%, Ferigo il 6%

UDINE. In occasione della Festa della Patria del Friuli di domenica scorsa, grazie al Messaggero Veneto che ha fatto propria l’inizitaiva, abbiamo proposto ai lettori un sondaggio: quale inno per il Friuli?, risollevando l’annosa questione sulla mancanza di un canto, una composizione rappresentativa, o meglio, la piú rappresentativa da elevare a inno ufficiale dei friulani e del Friuli.

Già in passato diverse realtà, associazioni e media si erano interessate al tema con articoli, inchieste e sondaggi radiofonici, come Radio Onde Furlane, il mensile La Patrie dal Friûl, l’Istitût Ladins dal Friûl. Ma nonostante indagini, esiti e preferenze, senza pretesa del valore statistico, il canto dei friulani non fu trovato, deciso, o almeno discusso a livello ufficiale.

Noi abbiamo voluto riprovare, speranzosi di poter in qualche modo contribuire alla risoluzione di questa vicenda, lanciando un sondaggio sul nostro sito tra una rosa di cinque brani, i top five dei sondaggi precedenti: “Stelutis alpinis” di Arturo Zardini, “Scjaraçule maraçule” di Giorgio Mainerio, la villotta anonima “Tu tramontis”, “Un soldatin” di Giorgio Ferigo e “Cara patria” dall'Attila di Verdi. A conti fatti, la situazione rispetto al passato rimane immutata.

Tra i nostri votanti, ben il 58 % ha preferito “Stelutis alpinis”, il canto dell’alpino per eccellenza, scritto dal compositore di Pontebba sfollato a Firenze durante l’occupazione tedesca.

Il secondo posto, con il 19% dei favori, l’ha meritato il musico umanista Giorgio Mainerio e la sua “Scjaraçule maraçule”, il ballo della tregenda, il cui bellissimo testo, pieno di allusioni e nonsense, è del poeta friulano Domenico Zannier. Anche lui, guarda caso, di Pontebba. Due brani celebri a dir poco, la cui fortuna è inevitabilmente legata anche alla lezione di due artisti di caratura nazionale come Francesco De Gregori e Angelo Branduardi.

Il gradino piú basso del podio è andato alla villotta “Tu tramontis” di autore anonimo, con l’11%, la cui melodia si ritiene tratta da una celebre gavotta di Padre Martini. A finire “Cara Patria” dall’Attila di Giuseppe Verdi su testo di Temistocle Solera con il 7%, superando di un’unità “Un soldatin” di Giorgio Ferigo, proclama anticonformista, canto di ribellione anch’esso legato alla guerra.

Interessanti sono stati i commenti sul web, sintomo di un interesse diffuso e del desiderio di risolvere una questione rimasta in sospeso forse da troppo tempo.

Alcuni dei naviganti hanno cassato tutte le proposte, altri invece hanno indicato brani alternativi, come la bella “Aquilee” di Enrico Fruch con musica di Oreste Rosso, altri il canto il cui incipit recita: “Dopo secui, e je l’ore di no jessi plui sotans”, usato come inno nelle prime edizioni de Fieste de Patrie dal Friûl e ancora “I fasti del Friuli” di Giovanni Canciani. In risposta al sondaggio non sono mancati i riferimenti ai concorsi, utili magari a sbrogliare la situazione, perché: se non sarà un canto già esistente, potrebbe essere un brano originale, di nuova composizione, l’inno del Friuli. La questione rimane aperta: “Stelutis alpinis” o un nuovo Imni dal Friûl?

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